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Biscariopoli, la morte delle città di mare a causa dell'aristocrazia - Prefazione

19/04/2018 18:30

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Biscariopoli - il porto e i mestieri del mare a Catania - Tino Vittorio - Algra Editore  

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In anteprima per il nostro blog, la prefazione firmata dal filosofo Fabrizio Grasso, al tanto atteso ritorno (a giorni) dello storico Tino Vittorio col libro Biscariopoli il porto e i mestieri del mare a Catania, pubblicato per i tipi di Algra editore e coi contributi di Angela Bruno, Daniele Cavallaro e Gianluca Vittorio. Un assaggio di presentazione lo si potrà godere all’interno dell’ International jazz day, diretta da Antonio Petralia, sabato 28/4 h. 19:15 presso lo spazio food del centro commerciale Katané, col patrocinio dell’UNESCO e del comune di Gravina di Catania, per "15 minuti con l’autore" dove ospite sarà Tino Vittorio.Buona lettura.Da molti anni ormai il professore Tino Vittorio si dedica allo studio della questione meridionale che - a suo dire - si risolve amaramente in una complessa e poco esplorata «questione mediterranea». L’illuminante intuizione lo ha mosso a rileggere la storia del Mezzogiorno e scoprire che esiste una storia talattica e planetaria quasi sconosciuta, speculare a quella terrestre classicamente appresa. Quel che Vittorio ci sussurra dalla sua prospettiva di storico è perciò la diabolica possibilità di una talassosofia. Una sapienza marina quella a cui il professore cerca di indirizzarci, che si rende assolutamente necessaria, perché il nuovo mondo tecnologico-digitale ha spezzato ogni linea e confine dello spazio fisico-terrestre e, quindi, normato che tuttavia continuiamo ad abitare e ci ha precipitato nella dimensione smisurata della temporalità. oggi infatti l’uomo è prima un abitatore del tempo che dello spazio. Da questo nuovo stato di cose è derivato lo sradicamento d’ogni identità e, per questo, il sociologo Bauman ha potuto teorizzare l’esistenza moderna di una vita liquida. È quindi una vita liquida quella che caratterizza la contemporaneità, che però continuiamo a vivere da animali terrestri. È in questo iato che s’inserisce la proposta di Vittorio che invita gli uomini a farsi o ritornare, a seconda dei punti di vista, anfibi e quindi sopratutto marinai e navigatori. La sua proposta vale innanzitutto per i meridionali d’ogni tempo che hanno lasciato il mare dietro le loro spalle. Secondo il professore infatti, le città del mare nel sud italia si sono edificate in «assenza del mare, dal mare, furto del mare o mitizzazione, abbaglio del mare» e nella fattispecie «Catania, ricordata dagli scrittori arabi, come città che "giace sul mare" o come "grande città marittima alle falde del- l’Etna" o, ancora "posta sulla spiaggia del mare", "rada aperta e senza riparo, di cui nemmeno gli scrittori arabi, tanto pronti alle iperboli, avevano osato magnificare il porto inesistente"». È così, infatti, che la storia del porto di Catania, vessato da un lato dalla forza violenta della natura e dall’altro da quella culturale e politica delle sue élite, come ben ci ricordano in questo volume Daniele Cavallaro e Gianluca Vittorio, diventa emblema e metafora di un in- contro mancato tra uomo e mare. Ed è sempre Tino Vittorio a ricordarci che: «Un mare che non bagna è un mare monstrum, indipendentemente (e molto prima) dall’eutrofizzazione, dagli scarichi fognari, dall’invadenza delle alghe o dalla scomparsa dei mammiferi acquatici». Un mare senza mare quello medi- terraneo, perché «il passato di una città di mare è stato la storia di una contin- genza, di una limitazione, di un ripiego forse, non di una scelta, non di identità al futuro», ciò ha costretto i suoi attuali abitanti a «infuturarsi di passato» come scrive ancora Vittorio nel prezioso saggio intitolato Il maritorio che apre questo volume sul porto e i mestieri del mare a Catania. Per non interrarsi e seppellirsi, all’uomo non è data che una scelta e, cioè, quella di colonizzare il mare, per rendere possibile declinare finalmente al futuro quel terribile rompicapo che è l’identità. identità aperte, quindi, liquide, in buona sostanza da navigare per scoprire «fino all’ultimo fotogramma della vita».Quali identità possono nascere da un simile cambio di paradigma? Ad accennare una risposta è stato un giurista tedesco, Carl Schmitt, che nella memorabile riflessione sul mondo raccontata alla figlia Anima8 nel 1942 ha evidenziato le differenze sostanziali che passano tra le nazioni fondate sul diritto terrestre e quelle sviluppatesi attraverso una potenza marittima. È infatti nella trasformazione dell’inghilterra che si prepara a dominare i mari, che Schmitt nota un cambio radicale di prospettiva: non più il mare visto dalla terra, ma la terra vista dal mare. È questo a permettere agli inglesi di pensare alla loro loro isola come a una grande barca e, contemporaneamente, è questo a sradicarli definitivamente dalla terra.Colta da questa angolazione filosofica, l’intrecciata questione del porto e del mare è centrale, perché è da questo luogo e dal suo sbocco sul mare che può principiare qualsivoglia navigazione. Ai catanesi però questa possibilità di navigare è stata preclusa ed è interessante leggere nei particolari la storia del porto di Catania attraverso i secoli ricostruita dagli autori del presente volume. Storia che in ultimo si è incaricata anche di far scomparire la distesa del mare dalla vista degli etnei; infatti, l’arrivo della linea ferrata negli anni post-unitari portò con sé gli archi della marina che in maniera tombale hanno cinto Catania e reso il mare un alieno. A dare conto di questo rapporto inesistente tra Catania e il mare è il maestro d’ascia Angelo Belfiore, una vita passata a scolpire imbar- cazioni. intervistato da Angela Bruno che nell’ultima parte di questo volume raccoglie una serie di stuzzicanti e autorevoli interviste che offrono uno spaccato sul mare, il porto e i suoi mestieri, spiega infatti che: «quegli archi sembrano il muro di Berlino». Una sentenza questa che non ha bisogno di essere commentata.Una talassosofia è necessaria non solo a Catania, ma all’italia, che dovrebbe smetterla di vedere se stessa come «come molo d’Europa» e darsi una strategia mediterranea che tenga conto della nuova centralità del mare nostrum, nel quale oggi si affacciano prepotentemente l’orso russo e il drago cinese, dopo che l’aquila americana pare essersi voltata definitivamente verso l’oceano Pacifico.Infine, la speranza è che questo volume che ricostruisce con scrupolo e con una robusta bibliografia le vicende del porto di Catania, possa contribuire anche a rilanciare il dibattito sul progetto di un waterfront per la città, che purtroppo sembra essersi spiaggiato e non interessare minimamente agli abitanti etnei, che da più di un secolo hanno perso di vista letteralmente e metafori- camente il loro mare.

Autore: Tino Vittorio (con i contributi di Angela Bruno, Daniele Cavallaro e Gianluca Vittorio)

Editore: AlgraPagine: 204Prezzo: € 19,00Voto: 8

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