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L'editoriale - Intervista a San Valentino

14/02/2021 00:01

Admin

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L'editoriale - Intervista a San Valentino

L'editoriale - Intervista a San Valentino - A cura di Letizia Cuzzola

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L'editoriale

 

 

 

Intervista a San Valentino

 

 

 

 

di Letizia Cuzzola


Signor San Valentino, come si sta preparando alla sua festa?

«Guardi, io non è che abbia così tanto da festeggiare: l’aver convinto due giovani a sposarsi mi è costato un martirio…»

 

Beh, mi creda, non è che sia sto carnevale di Rio neanche per molti… ma, a proposito, quest’anno la sua festività coincide appunto con il carnevale. Da che si travestirà?

«Da me stesso, fa già ridere così».

 

Sembra infastidito.

«Lo sono. Ho il diabete e sponsorizzo brand di cioccolatini. Sono allergico ai pollini e mi ritrovo con mazzi di rose sotto al naso e non posso neanche starnutire. Ho predicato la povertà per una vita e mi tocca benedire gioielli vari».

 

Le ripropongo la prima domanda.

«La preparazione al 14 febbraio dura per tutti e 364 i giorni precedenti, l’ansia da prestazione è forte. Ha una vaga idea di quanti giovani e meno giovani mi preghino, invochino, bestemmino? Sa quanti innamorati non corrisposti ci sono che mi chiedono aiuto, quante coppie rodate che si ricordano di me solo quel giorno?»

 

Ha mai pensato di trasferirsi nel Regno Unito? Lì, se ricordo bene, è ancora una festa sobria o almeno meno dispendiosa.

«Fa troppo freddo. Ho un’età e inizio ad avere difficoltà a leggere lettere e bigliettini d’amore ma sì, forse lì starei meglio. Mi piace l’idea che qualcuno ancora scriva lettere e non mail, che abbia il coraggio di parlare di sentimenti in un’epoca in cui viviamo letteralmente schermati».

 

Che cos’è per lei l’amore?

«L’amore è un ideale che non è mai perfetto; è un percorso che ogni singolo individuo fa al di là della coppia. Mi spiego: quando amiamo qualcuno, volenti o nolenti cambiamo il nostro modo di essere, in qualche maniera ci adeguiamo all’altro smussando magari qualche spigolo del nostro carattere che sappiamo piacere poco. Certo, l’errore più comune che molti fanno è quello di annullarsi quasi, di provare a diventare l’immagine riflessa dell’altro o, viceversa, iniziano un processo di manipolazione che porti l’altro componente della coppia alla stregua dei suoi desideri. Ma se ho bisogno di rendere l’altro una persona diversa, non è meglio se cerco qualcun altro direttamente?»

 

Tolstoj diceva: “Se tu vuoi bene, vuoi bene a tutta la persona com'è, e non come tu vuoi che sia”.

«Esattamente. Forse è più facile dirle cosa non è l’amore per me: non è possesso, non è oppressione, non è volere a tutti i costi cambiare qualcuno, non è chiamarsi con nomignoli vari per magari mistificare un sentimento che ormai è abitudine, ecco, non deve essere abitudine, non è dare per scontato che l’altro ci sia sempre e comunque solo perché mi ama. L’amore non basta a se stesso. Ha bisogno di attenzioni, di gesti non necessariamente plateali per nutrirsi; ha bisogno più di parole che di brillanti. Lei sarebbe più contenta con un anello al dito o con il sorriso stampato in faccia perché è felice per la persona che ama?»

 

La seconda che ha detto ma perché ho una visione piuttosto spartana della vita. Mi piacciono gli oggetti ma preferisco le sensazioni.

«Perché sono vere. Quanti sbrillocchi hanno coperto tradimenti e mancanze? E qui entra in gioco anche l’elemento principe dell’amore: la stima. Ci faccia caso, l’amore finisce quando finisce la stima, quando succede qualcosa che ci fa cadere dal cuore la persona che amavamo. Potrebbe fare qualunque cosa per riconquistarci ma se viene a mancare la stima viene a mancare tutto. A differenza dell’orgoglio: se lei è orgogliosa dell’uomo che ama il suo amore è al riparo, proverà gioia nel sapere di avere accanto una persona di valore».

 

Torniamo alle lettere e ai bigliettini che mi sembrano più affini ai nostri ideali. Qual è secondo lei la più bella frase d’amore?

«“Ti voglio bene”. Voglio il tuo bene e probabilmente farò di tutto per proteggerti dal male. L’amore muore, il voler bene no. E poi c’è la libertà. Se amiamo qualcuno lo lasciamo libero, gli camminiamo a fianco per poterlo abbracciare o sorreggere nei momenti di difficoltà ma non lo incateniamo. L’amore non è costrizione. La libertà implica fiducia, rispetto dell’altro come persona e delle sue peculiarità, delle sue unicità. È giusta la condivisione ma è fondamentale rispettare gli spazi e i tempi, le aspirazioni, i desideri. Si cammina insieme ma non ci si pestano i piedi. Ognuno dà il suo contributo per qual che può ed è».

 

Signor San Valentino, che rapporto ha con Cupido? 

«Mah, lo guardo con occhi benevoli perché è un fanciullo, non ha ancora contezza di quel che fa con quell’arco, anche se devo riconoscergli una certa capacità di autoriflessione: ha capito che deve portare il pannolino perché la caca sempre… mi conceda il termine».

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Signor San Valentino, avrei dato la stessa risposta… grazie! Qual è la domanda che avrebbe voluto le facessi e non le ho fatto?

«Avrei voluto mi chiedesse di farle io una domanda, non mi capita spesso di poter fare una chiacchierata con qualcuno ‘a cuore aperto’, posso?»

 

Prego…

«Secondo lei perché la gente ha ancora bisogno di me? Perché dopo millenni c’è ancora pudore a esprimere un sentimento così bello?»

 

Walt Disney, i fratelli Grimm e Anne Rice.

«Si spieghi meglio…»

 

Abbiamo avuto un’educazione sentimentale errata, distorta. Ci è stato raccontato un amore in cui c’è una parte debole e una forte che fa da eroe, ci è stato raccontato che vissero felici e contenti ma non che magari litigavano come qualunque altra coppia, anche il litigio è dialogo, confronto. Le donne non sono principesse, possono essere eroine nella vita quotidiana, possono essere grandi donne e non avere necessariamente bisogno di un uomo accanto che le renda regine, devono esserlo per se stesse. Gli uomini, dal canto loro, sono sommersi da pseudoprincipesse che li sommergono di pretese. Un uomo che piange o esprime i propri sentimenti senza remore è visto come un debole, non è più un principe azzurro se rivela insicurezze, fragilità. Non c’è un’educazione all’emotività, alla consapevolezza del proprio sentire, come se ammettere di voler bene a qualcuno fosse una crepa da cui lasciar entrare un pericolo. Si ha paura di impegnarsi, di perdere la propria libertà per tutto quello che ci siamo detti prima. 

«E quindi a San valentino che facciamo?»

 

Mi scriva una lettera o una mail o mi invii un messaggio WhatsApp e mi dica che mi vuole bene. Può anche inviarmi un mazzo di fiori, io al polline non sono allergica.