All rights reserved

Letto, riletto, recensito!

faziomassimomonade@yahoo.it
letto-riletto-recensito-manchette
image-832

facebook
twitter
gplus
youtube
instagram

Seguici nei nostri social

Vladimir Di Prima col suo "Avaria" è il cartaceo del blog su Paesi Etnei Oggi n. 281 Aprile 2020

05/04/2020 20:46

Admin

Recensioni, home,

Vladimir Di Prima col suo "Avaria" è il cartaceo del blog su Paesi Etnei Oggi n. 281 Aprile 2020

Vladimir Di Prima "Avaria" A&B Editrice Paesi Etnei Oggi Aprile 2020. La disamina di Salvatore Massimo Fazio La Recensione di Federica Duello.

schermata-2020-04-05-alle-19-1586108315.png

Vladimir Di Prima
 

Avaria
 

A&B Editrice
 

Paesi Etnei Oggi Aprile 2020
 

La disamina a cura di Salvatore Massimo Fazio

La Recensione a cura di Federica Duello

schermata-2020-04-05-alle-01-1586108730.png

La disamina

Da Sunday Morning dei memorabili Velvet Underground la terza strofa che così, - cantatela mentre la leggete – recita: “Watch out, the world’s behind you there’s always someone around you Who will call it’s nothing at all” (trad. “Attento, il mondo è alle tue spalle intorno ci sarà sempre qualcuno che ti chiama, non è niente”), mi si è aperto un mondo interpretativo del non etichettabile libro Avarìa dello zafferanese Vladimir Di Prima, pubblicato per i tipi di A&B editrice. Ci sono diverse donne raccontate dal Di Prima che si incontrano col protagonista di questo scritto, intriso volutamente di dubbi da consegnare al lettore, che lo accompagnano con interesse smaniante verso la fine, quando a sorpresa ti svela a chi appartiene un phoné, un suono, una voce. Il tutto ha una profonda radice ctonia (e qui possiamo scriverlo perché la bellezza prima è proprio la narrazione: sembra che stia svelando tutto, invece non lo fa affatto), nella sua accezione moderna: anni '80, il bello, tutto è bello, anche ciò che distrugge, non dimentichiamo che sono gli anni del boom del cambio generazionale delle droghe, alla sofferente eroina, si impone la cocaina ad esempio. Ai nati, tutto è dato, in cui nasce il protagonista Morando Carcò, cresciuto bene e trovatosi spiazzato quarant’anni dopo. La sua donna lo sfancula, il denaro non è più quello di quando bimbo ne godeva, lo sprofondamento verso l'abisso lo avvolge, se non che una voce lo rilancia nella ricerca di qualcosa. Cosa? È qui la straordinaria scrittura tra leggerezza che è indice di fruibilità e incastri di interrogativi e dubbi che l'autore con un destreggiarsi da scriptum che ha superato la prova di maturità, mette in crisi esistenziale il lettore, con una domanda: “e se fossimo tutti il fallito Carcò?”, che improvvisamente grazie a quelli che parrebbero dei deja vu femmineo-vocali, rivoluziona la propria vita, sino a sentire quello che solo i grandi scrittori sanno e cioè che sono degli inguaribili bugiardi che mettono alla prova se stessi medesimi sino a non immedesimarsi, bensì panisticamente di dannunziana memoria, fondersi con la carta e il digitale che hanno prodotto dalla loro esplosiva intellettualità? “Che i sogni siano sintomi” cantava G. L. Ferretti in quota C.S.I., che il sentire una frase identica da persone diverse, non faccia pensare che stiamo per impazzire, tutt'altro, siamo certi di essere vicini alla verità. Vladimir Di Prima è un talento!

La recensione
Cosa si intende per avaria? Un malfunzionamento, temporaneo o permanente, di un macchinario che prima funzionava… che poi funzionasse alla perfezione o no, non è dato saperlo né, a volte, interessa: ciò che conta è che svolgeva il suo compito in modo sufficiente e adesso no.

In moltissimi casi una sola scintilla, un intoppo, una scossa, per quanto minimi, possono bastare per portare questa avaria ad avere conseguenze assolutamente non piacevoli, scatenando un effetto a catena che un’irreversibile forza di gravità, altro non causa se non la inarrestabile discesa verso il disastro assicurato. Non sempre siamo disposti a sistemare tutto subito: rimuginiamo, ci distraiamo… Ci diciamo che tutto andrà bene ugualmente anche quando dopo quel piccolo inconveniente ne segue un altro, e poi un altro ancora e così via fino a considerarci noi stessi dei falliti per non aver saputo porre rimedio quando pensavamo di posporre tutto perché avevamo tempo per farlo… e adesso che la sabbia della clessidra è finita ci ritroviamo con il proverbiale pugno di mosche in mano. Ma se ci si dota di una buona dote di resilienza, si riesce a fermare il declino inesorabile fino a volgere tale catastrofe addirittura a nostro vantaggio in modo da guardare il meccanismo da un altro punto di vista e magari anche a sistemarlo in modo che funzioni se non come prima, questa volta anche meglio e affinché duri più a lungo.

L’avaria di Morando Carcò è rappresentata da una domanda, semplice, forse addirittura banale; portata dal vento: “È questa la vita che puoi darmi?”

Tanto basta per trasportare lui, e noi lettori di conseguenza, nell’anzidetta spirale in discesa di esami, riflessioni, capovolgimenti, cadute verso altre avarie esperienziali e brevi riprese, il tutto attuato da un trentenne come tanti che in avaria si sentono sempre più spesso, prede di un’epoca, la nostra, in cui se un ingranaggio non va si cambia l’intero dispositivo, senza prestare particolari attenzioni a quello che è stato prima né tanto meno a ciò che verrà dopo.