Rosella Postorino
Le assaggitrici
Feltrinelli
Le recensioni in LIBRIrtà
A cura di Federica Duello.
Durante uno dei periodi più inquietanti della storia dell’umanità, persino cibarsi di manicaretti significava rischiare la propria vita; è ciò di cui si cruccia Rosa Bauer, scappata da Berlino nel 1944 per fuggire ai bombardamenti, adesso incaricata di salvaguardare la vita del Führer assaggiando i cibi preparati dai cuochi dei Reich, ironicamente, esclusivamente per lui. La sensazione di dolci sapori che le scendono giù per la gola le raggela il sangue ogniqualvolta realizzi che la propria esistenza può solo essere celebrata a metà, poiché essa implica il prosieguo di un impero nefasto.
“Il mio corpo aveva assorbito il cibo del Führer, il cibo del Führer mi circolava nel sangue. Hitler era salvo. Io avevo di nuovo fame”
Nonostante gli affetti partiti a difendere diritti e terre in nome di un dio che ben si fa vedere ma in cui nessuno crede, la miglior difesa è l’attacco: attaccarsi alla vita che sia la propria, quella dei propri cari o quella di qualche ufficiale in grado di ricambiare carinerie con protezione o con l’illusione di allontanare la solitudine di un destino messo in mano a chi non sa neanche più cosa significhi pensare, in primis, alla propria persona: lo sa bene Rosa, che sebbene in perenne bilico tra fame e paura, non ha smesso un attimo di credere alla propria esistenza a prescindere dai dettami che questa le stia imponendo adesso.
Quella sala da pranzo all’interno della cucina del forte di Gross-Portsch sarà il campo minato di Rosa e delle sue colleghe orgogliosamente tedesche, in cui verranno architettate strategie interne degne solo dei migliori piani militari con cui si innescano alleanze, amicizie e inimicizie camuffate; in cui attacchi e difese non possono fare a meno di mietere qualche vittima: piani di sopravvivenza con l’unico obiettivo di resistere il più a lungo possibile vengono inframezzati, se non confusi a volte, con relazioni intrecciate tra sottoposte e ufficiali, divisi tra nazisti infidi e coloro che si nascondevano dietro un’uniforme per non voler mostrare quel poco di umanità in contrasto con la scintillante croce uncinata che sfoggiavano in petto, ma entrambi incaricati di sorvegliarle e accertarsi che ingurgitassero tutto ciò che venisse loro porto, neanche fossero state delle bambine capricciose.
“Perchè, da tempo, mi ritrovavo in posti in cui non volevo stare, e accondiscendevo, e non mi ribellavo, e continuavo a sopravvivere ogniqualvolta che qualcuno mi veniva portato via? La capacità di adattamento è la maggiore risorsa degli esseri umani, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana”.
“Le assaggiatrici” di Rosella Postorino elogia e narra il coraggio di donne ultime a cui, nonostante il ruolo marginale a cui erano state relegate, era agganciato (è proprio il caso di dirlo) visceralmente il destino di un’intera nazione. La sua scrittura articolata ma semplice, ricca di dettagli e comunque chiara, fa immergere chi legge all’interno di una realtà di cui tutti sanno tutto ormai, per quante fonti ne siano stati costruite e documentate, ma di cui nessuno sa mai abbastanza. Il suo stile riflette il perenne stato di incertezza della popolazione, scomparso ogniqualvolta compariva il leader maximo a cui tutti si appigliavano fino a quando non fu, ormai, troppo tardi per accorgersi del miraggio di cui erano caduti in trappola:
"Sei responsabile del regime che tolleri, avrebbe gridato mio padre. L'esistenza di chiunque è consentita dall'ordinamento dello Stato in cui vive, pure quella di un eremita, lo capisci o no? Non sei immune da nessuna colpa."
Titolo: Le assaggitrici
Autore: Rosella Postorino
Editore: Feltrinelli
Pagg.: 285
Prezzo: € 17,00