Colpaccio per la maggiore italiana studiosa di Dostoevskj, Antonina Nocera (siciliana del versante occidentale) che approda nell'ottima collana ‘Passaggi di dogana’ della CE Giulio Perrone, dove vengono miscelati grandi personaggi alle loro città di appartenenza, con la veduta dell'autore messo sotto contratto… e noi lo abbiamo scelto come libro consigliato di novembre '24!
A San Pietroburgo con Dostoevskij. La città di carta e di sogni
Le recensioni in Librirtà
#ConsigLibro Novembre 2024
A cura di Salvatore Massimo Fazio
In un momento storicamente particolare per la Russia, spicca l’ultimo lavoro di Antonina Nocera, “A San Pietroburgo con Dostoevskij. La citta di carta e di sogni”, per la collana Passaggi di dogana di Giulio Perrone Editore. Nota per i suoi studi dostoevskiani, confluiti in una nutrita produzione saggistica, Nocera cerca una via ibrida in questo nuovo lavoro, che compendia la solidità teorica del saggio di critica letteraria alla fluidità del memoir in un originale intreccio di memorie e capitoli che si camminano agevolmente all’interno del testo letterario, con precisi riferimenti ai romanzi dostoevskiani che prendono vita tra le strade di Pietroburgo, primo tra tutti “Delitto e Castigo”. Camminando “a fianco” di Raskol’nikov, si riesce a tracciare il tortuoso percorso mentale dell’omicida: “L’ingegnere F.M. Dostoevskij ha congegnato questo romanzo in modo che il lettore si trovi all’interno di una fortezza, come tante ne conobbe, prima di tutto quella di Minsk. La sensazione è quella- claustrofobica- di trovarsi dentro una gabbia logica che al contempo è anche Pietroburgo. Per capire a fondo Raskol’nikov, dobbiamo capire a fondo l’anima pietroburghese senza dimenticare una cosa fondamentale: che Raskol’nikov, prima di essere l’autore di un efferato delitto, è anzitutto uno scrittore, uno che pensa e teorizza il suo progetto” (pag.33).
La città di Pietroburgo, custode delle immagini più vivide del romanzo russo ottocentesco e novecentesco (da Gogol’ a Belij) viene percorsa fisicamente seguendo un tracciato critico che riaggancia a grandi linee l’approccio formalista al tema della città, con dei focus su alcuni luoghi particolarmente pregni di memoria; un esempio è la visita alla casa museo di Dostoevskij, che fu l’ultima delle case abitate dalla famiglia Dostoevskij.
Attraverso un ‘esplorazione immersiva, stanza dopo stanza, l’autrice fa rivivere alcuni momenti familiari intimi come i ricordi di Ljubov, la terzogenita, vissuta nella casa insieme al fratello Aleksej in una stanza che conserva ancora i balocchi dell’epoca, il cavallino a dondolo e le bambole. Attraverso gli occhi della figlia, allora infante, conosciamo un padre affettuoso e premuroso che soleva scrivere di notte, con una candela e una tazza abbondante di thè per resistere al sonno. Nella casa museo, gli oggetti “parlano”: gli appunti della moglie Anna Grigorevna che dattilografò I fratelli Karamazov ,evocano momenti di vita quotidiana. Ljuba e Aleksej irrompevano nella stanza dopo che il padre aveva finito di scrivere: “Allora, quella stanza così austera si colorava delle grida felici dei piccoli per i dolciumi che ricevevano in dono; “teneva in un cassetto della biblioteca dei fichi secchi, dei datteri, delle noci, dell’uvetta secca e quelle paste di frutta che si fanno in Russia. Gli unici momenti in cui l’ordine veniva scompaginato erano quando Ljuba ballava col padre, qualcuno intonava un ritornello a caso, e si iniziava la contraddanza“ (pag. 77).
Versatile e scritto col piglio della flâneuse che cammina e osserva, registra le sensazioni che la città rimanda, questo saggio/memoir è un autentica storia d’amore tra l’autrice e la sua città elettiva, e l’autore che più tra tutti ne ha rappresentato l’essenza.
Un lavoro che si muove nell’alveo di una tradizione di saggio/romanzo che ricorda , nell’impianto, libri come “Praga magica” di Angelo Maria Ripellino, dove l’intreccio labirintico tra critica, vita vissuta e storia rendeva palpabile la magia della citta ceca.
Attraverso analoghe incursioni eclettiche, il libro di Nocera si dipana in queste incursioni letterarie, topografiche e personali in cui si coglie una “quintessenza liminare tra sogno e realtà, vapore e pietra”. Una luce bellissima e sinistra che accompagna in un viaggio concluso con una chicca di inestimabile valore: l’intervista all’ultimo dei Dostoevskij, il pronipote dello scrittore che Nocera ha conosciuto e intervistato. Di Aleksej Dostoevskij colpisce una frase: Pietroburgo è una città che vive lentamente i suoi secoli. In un’epoca di velocità ed effimeri consumi, la città di carta e di sogni ci fa fermare, in un lungo istante di memoria, storia e profondità.
L'autrice
Antonina Nocera, vive a Palermo, insegna Letteratura italiana e Latino. Saggista, ha pubblicato la monografia dal titolo Angeli sigillati. I Bambini e la sofferenza nell’opera di F.M. Dostoevskij (Franco Angeli 2010, finalista Premio Carver 2022) e Metafisica del sottosuolo. Biologia della verità fra Sciascia e Dostoevskij (Divergenze 2020, finalista Premio Carver 2021 e Premio Etnabook 2021) e altri contributi in volumi collettanei. Gestisce il blog letterario “Bibliovorax”, è direttrice editoriale della rivista «Augeo. Quaderni di scienze umane» (Divergenze) e scrive sulla pagina divulgativa “Cultura Italia-Russia”.
Il libro
Titolo: A San Pietroburgo con Dostoevskij. La città di carta e di sogni
Editore: Giulio Perrone Editore
Pagg.: 152
Prezzo: € 16,00
Voto/Valutazione: 10 e lode, stretta di mano, menzione di pubblicazione e bacio accademico!