
A cura di Vincenzo Fazio
Non nascondo di esser sorpreso nello scoprire che esistono autori che esordiscono con opere che se fossero pubblicate dall'editoria delle major, li ritroveremmo in ogni mezzo di comunicazione, e nel caso de “L'appuntamento” (Scatole parlanti, pp. 118, € 15,00) di Giuseppe Raso, avrebbero annunciato la nascita di un nuovo talento da best seller certo e sicuro. Ma andiamo alla trama senza svelare molto.
Gabriel Wood è un ispettore di polizia di San Francisco che vive le sue giornate noiose nel tentativo di allontanarsi da casa per evitare le angherie e l'insopportabilità della moglie, donna scontrosa per niente dedita alla coppia, che con lui compone una famiglia disfunzionale. Anche a lavoro non gode di molta considerazione dai colleghi né dal suo diretto superiore, ma quel giorno, il giorno supremo, accade qualcosa che gli avrebbe cambiato la vita. Contattato dal suo superiore che lo invia a chiudere in fretta e furia il ritrovamento del cadavere d'un uomo che in apparenza sembrava si fosse suicidato. Dunque il comandante della stazione di polizia incarica l'ispettore Gabriel a far i rilievi del caso e chiudere la faccenda al più presto. Gabriel che avrebbe fatto volentieri a meno di perdere tempo, secondo lui, dopo un batti e ribatti col suor subalterno si mette in macchina e raggiunge il luogo del misfatto ove vede il cadavere di dell'astronomo Zacchaeus Foster, potenziale suicida riversato a pancia in su. Facendosi spiegare un po' il ritrovamento di come fosse avvenuto da parte di alcuni colleghi già sul posto, nota un particolare che lo scuote: nel palmo della mano del cadavere, chiusa a pugno, trova un rosario un po' particolare che riporta la scritta in latino veritas non omnibus. La cosa lo incuriosì, tanto da mettere al corrente il suo superiore il quale reagì con un laconico «non perdiamo tempo con queste sue manie investigative, chiuda il caso e mi porti un resoconto al più presto, d'altronde è evidente che si tratta di un suicidio». Gabriel fece buon viso e cattivo gioco, congedandosi dal suo superiore e assicurandogli una veloce chiusura del caso. Rientrando a casa, dimenticando per un attimo chi trovava (l'arpia consorte), cercò di raccontare l'accaduto, ma per tutta risposta ricevette un cordiale vaffanculo. Durante la notte l'ispettore non riusciva a prendere sonno ripensando a quella strana situazione del rosario con la scritta in latino. L' indomani volle vederci più chiaro e in ufficio si fece portare l'oggetto del morto. Ricevuto il rosario, si recò nella chiesa più vicina e chiese di parlare con un prete che gli svelò a chi poteva appartenere dato che era un oggetto usato soltanto dai religiosi della 'Confraternita del silenzio', gruppo con unica sede un monastero in una città italiana: Perugia. Nessun motivo per poter indagare più profondamente gli era concesso dal superiore, tant'è che l'ispettore decide di chiedere due settimane di ferie per muoversi in autonomia e venire a conoscenza di ciò che oggi potrebbe essere additato come un nugulo di fanatici con distonie psichiatriche. Giunti a questo punto non possiamo raccomandarvi che il romanzo è da leggere con interesse, tra l'altro scorrevole seppur profondo e impegnato, perché permette al lettore di conoscere cosa può balenare nella mente di alcuni che molte volte sono convinti di arrivare a certe risposte che soltanto Nicola Tesla ad oggi ha dato senza andare oltre pensieri e azioni distruttive.

Tra le citazioni dell'ascolto delle musiche di Mozart e della stupenda Messa Arcaica del nostro corregionale Franco Battiato, l'autore ci porta in una dimensione di alto livello di scrittura nello stile e nei contenuti, senza mai fare confusione nonostante i tanti personaggi che, colpo di scena, non annoverano un protagonista assoluto del romanzo. Chiosa da non sottovalutare è l'aver creato suggestioni potentissime come quelle di qualche dialogo di un prelato suicida (che alla domanda come si chiamasse rispondeva “Padre!", perché gli aderenti alla confraternita del silenzio dimenticavano il loro nome), che aveva avuto con un altro prelato, don Angelo. Uno su tutti lo riportiamo di seguito: “io voglio conoscere, voglio esserci per poter tornare indietro nel tempo e vedere come veramente è nato l'universo, potrò seguire Mosè e vedere... capire... finalmente come ha parlato con Dio, potrò essere in quella umile spelonca, a Betlemme e assistere al parto divino. Io voglio esserci”. Professore Raso, congratulazioni! 110, senza lode perché ci aspettiamo altre sue opere!

L'autore
Giuseppe Raso è professore ordinario di fisica all’Università degli Studi di Palermo. Ha pubblicato più di trecento articoli scientifici su riviste specialistiche internazionali. Ha lavorato sulla fisica delle particelle a Pisa, al CERN di Ginevra, all’Università di Parigi IX, all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare a Bari. Successivamente si è trasferito all’Università di Palermo dove dal 2000 si occupa di fisica applicata alla medicina coordinando progetti internazionali. L’appuntamento è il suo primo romanzo.
Il libro
Titolo: L'appuntamento
Edizioni: Scatole parlanti
Pagg.: 118
Prezzo: € 15,00
Voto/Valutazione: 110 senza lode… sol perché vogliamo leggere altro di questo nuovo autore