A cura di Gianfranco Cefalì
Madeleine proustiana. Ricordi vividi come fotografie, che non troviamo relegati in fondo alla mente, ma richiamati in superficie attraverso le parole. Se facessimo un viaggio attraverso la nostra vita, dovremmo farlo con uno sguardo rivolto alle nostre spalle, questo è inevitabile non sapendo ancora predire il futuro, ma quello che ci lasciamo indietro, quello che abbiamo vissuto, in qualche modo caratterizza quantomeno il nostro presente e ci restituisce una sorta di pacificazione solo nel caso in cui nell’oceano dei ricordi vitali si è disposti a discernere con calma e onestà. È normale non mettersi completamente a nudo davanti una pagina bianca, ci mancherebbe, e potrebbe sembrare allo stesso tempo facile incastrare meraviglie per gli occhi e i cuori e far sembrare la vita qualcosa di immenso e bellissimo. E non vedo nemmeno giusta la strada a metà, tra il dire e il non dire, del raccontare con sapiente e furba pazienza un giusto incontro tra bello e brutto, giusto e sbagliato, terra e mare. No, perché ognuno di noi sceglie la propria strada, la traccia e la segue. Sta qui, forse, la giusta esperienza della vita, nell’essere sé stessi nelle scelte e il non abbandonare quella via. Tracciata quando? Ecco forse è questa la domanda più difficile a cui dare una risposta, sembra banale forse perché non ci abbiamo mai pensato. Giovanni Granatelli sceglie quale spazio esplorare, quale strada seguire, quali vicissitudini raccontare. Sono sicuro che la sua vita non sia stata tutta rose e fiori, musei e cieli azzurrissimi; ma l’incanto che vuole trascrivere basta alle nostre menti, e basta proprio perché la scelta è consapevole e soprattutto perché l’autore sceglie la via della delicatezza, non del buonismo, non vuole piacere e compiacersi, sceglie contro l’asprezza della vita una tenerezza che rende poetica anche le brutture delle situazioni spiacevoli. L’autore prende in considerazione alcuni eventi della sua vita, sì, siamo nell’autobiografico, e se in un primo momento si potrebbe pensare e di conseguenza domandarci: cosa mi interessa a me di quest’uomo?, la lettura fugherà qualsiasi dubbio, fin dall’inizio, dalle prime pagine, troveremo la risposta, e sarà facile perché arriverà tramite le parole, i significati, le scelte e l’assoluta pienezza, la consapevolezza che traspare da questi racconti. È uno sguardo malinconico, umbratile nonostante il sole, il mare, le chiese, i dipinti e le persone belle o brutte. È davvero come sfogliare un album di fotografie, alcune ancora su supporto cartaceo e ingiallite solo nell’aspetto ma non nella memoria e perciò trasposte mitigando certe apparenze e esaltandone altre, alcune foto sono su supporto digitale e ci restituiranno se non il colore originale, visto che è impossibile per qualsiasi smartphone o mente, si avrà l’impressione di essere ancora lì, davanti quel posto, quel cielo, quel mare, quella terra. Un libro da leggere tutto d’un fiato se si è estremamente golosi o da assaporare piano, come piluccare un grappolo d’uva.
Sembra di stare davanti una scatola di cioccolatini, di quelli artigianali, del Maître Chocolatier, sappiamo che sono tutti buonissimi e fatti con prodotti di prima qualità, su questo non abbiamo dubbi, è altrettanto vero però che non tutti i gusti avranno lo stesso gradimento, allora chiuderemo gli occhi e avvicineremo piano la mano alla scatola, un paio di secondi nell’aria e la faremo ricadere sui preziosi dolci. Quale pralina sceglieremo?, quale ricordo riaffiorerà nella bocca e si trasformerà in parole? E quale in scrittura?
Come sempre sono sincero, non sapevo cosa aspettarmi da questo libro, conoscevo lo scrittore principalmente come poeta, mi sono ritrovato un gran bel libro tra le mani, in cui l’esperienza, la sensibilità, la bravura si avvertono in ogni pagina. Il poeta si riconosce bene nella scelta di una lingua semplice e profondamente ispirata, che non si vuole compiacere e restando asciutta non risulta mai scarna, ma avanza calma e piena, sa essere splendida e ironica, con un gusto e un senso particolare per le descrizioni. Si vede bene tutto il bagaglio culturale dell’autore e il grande amore per questo “mestiere”. I racconti sono brevi, alle volte brevissimi e questo non toglie nulla all’opera, anzi ne consegue una forza maggiore perché per me sono bastati, nel senso che nella brevità non ho sentito assolutamente la necessità che un racconto continuasse all’infinito, come se anche questa caratteristica, ovvero la giusta misura, fosse connaturata all’opera stessa. Istantanee di vita in cui non sentiamo la necessità di andare oltre la cornice che le racchiude, questo è un altro punto di forza del libro.
Una sorpresa molto gradita come un regalo inaspettato che ci è piaciuto molto. Stava lì, in libreria, non lo cercavo, è stato lui che si è palesato davanti i miei occhi.
L'autore
Nato a Catania nel 1965, vive sin da bambino a Milano. Lavora da sempre nel mondo dell’editoria. Ha pubblicato sette volumi di versi, tra i quali l’antologia Resoconto. Poesie 2002-2022 (Scalpendi, 2023), e uno di prose e racconti di viaggio, Spostamenti (Nardini, 2020). Si è aggiudicato numerosi premi letterari (“Dario Bellezza”, “Ossi di Seppia”, “Tra Secchia e Panaro”, “Città di Arcore”, “Il Meleto di Guido Gozzano”) e dei suoi libri si sono occupati tra gli altri “La Lettura” del “Corriere della Sera”, “Avvenire” e “Poesia”.
Il libro
Titolo: Nomi, cose, musiche e città
Editore: Arkadia
Pagg.: 116
Prezzo: € 14,00