
L'editoriale
Caro Gesù Bambino, scrivo a Te perché Babbo Natale è impegnato col DPCM
di Letizia Cuzzola
Caro Gesù Bambino,
scrivo a Te perché immagino che Babbo Natale sia ancora, e per un po’, impegnato a studiare l’ultimo Decreto. Quest’anno è stato il più democratico della Storia: di merda per tutti (tranne per i negazionisti che ci rubano l’ossigeno e a cui Tuo Padre dovrebbe far arrivare un virus intestinale la notte di Vigilia – annotalo come regalo che Ti chiedo a nome della collettività). Non storcere il naso e non chiedermi di usare termini più consoni alla Tua tenera età e al periodo; mi meraviglio di Te che Ti accontenti che la gente debba essere buona solo in questo momento dell’anno.
Il coronavirus ci ha colpiti tutti, indistintamente: tutti abbiamo rinunciato a una parte della nostra libertà; tutti ne abbiamo, direttamente o indirettamente, pagato le conseguenze in termini economici, di vite umane e/o di salute mentale.
L’ultimo Decreto Ti farà nascere con qualche ora di anticipo e qualcuno se n’è lamentato, credo quelli che in chiesa ci entrano giusto quella volta l’anno per far vedere come si battono bene il petto. Hanno lamentato anche la chiusura delle palestre perché non si sono potuti allenare i pettorali al meglio per questo momento. Hanno lamentato pure che, col coprifuoco alle 22, non si potrà attendere la mezzanotte del 31 tutti insieme, credo, suppongo siano gli stessi che negli anni precedenti si lamentavano di dover trascorrere le festività coi parenti, mangiando come non ci fosse un domani e scartando regali che al 7 gennaio andavano a cambiare con la stessa velocità con cui si lanciavano sul panettone. Insomma, queste feste non andranno giù a nessuno ma, fossimo rimasti in zona gialla o fluo, si sarebbero lamentati sempre e comunque gli stessi. Ché lamentosi si nasci e, modestamente, gli italiani lo nacquero.
Non pensare che le restrizioni non pesino anche a me e che voglia rubare il pulpito da cui predicare a qualcuno. A me cambia poco, di sedia vuota accanto a me ce n’è una da qualche mese, ma non per questo mi sono sentita autorizzata a venir meno alle regole, a quel buon senso che più volte è stato invocato ma che su pochi ha fatto presa. La situazione è quella che è e, se proprio vogliamo essere fiscali, le sedie vuote in Italia al pranzo di Natale saranno quelle dei quasi settantamila morti per covid; quelle dei settantamila agenti impegnati in strada nei controlli e quelle dei morti per altre cause che, molto probabilmente, come i primi, non avranno avuto un ultimo gesto d’addio e d’amore dai loro cari. Pure a Te è passata la fame e la voglia di festeggiare? A me sì. Ché poi quella sedia la vedrai vuota finché campi, volente o nolente.
Mi sto dilungando, vengo al dunque, al materiale e inizio l’elenco dei regali che vorrei:
1. Liberaci da coloro che alzano la voce per dar forza a verità infondate;
2. Dona scienza e coscienza ai medici che hanno in mano le nostre vite; dona loro anche un briciolo di cuore in più, se anche già dovessero averne a sufficienza; dona loro la comprensione e la compassione per i parenti dei degenti;
3. Dona uno spiraglio a chi si sente soffocare dalla Vita; ché possa ritrovare la strada e la speranza;
4. Dona un angelo in più a chi crede di esser solo;
5. Dona la forza di alzarsi al mattino a quanti credono che non ne valga la pena; a quanti si sentono inutili;
6. Dona la forza di ricominciare a chi pensa che la Vita gli abbia già presentato il conto;
7. Donaci l’umiltà per comprendere che siamo tutti polvere del deserto ma che anche nel poco e nel nulla può nascere Vita;
8. Donaci la pazienza dell’attesa e della speranza;
9. Donaci il coraggio di dire sempre la Verità e di dire alle persone che amiamo che sono quanto ci è di più caro;
10. Donaci il coraggio di rischiare, di prendere una posizione anche controcorrente e la forza per lottare.
Donaci un anno nuovo che non sia soltanto di penitenza ma di rinnovamento; di dialogo e non di silenzi. Guardaci con lo sguardo del bambino che prova a capire le dinamiche degli adulti e per questo non giudica ma assolve sapendo che un domani, anch’egli adulto, potrà imbattersi negli stessi errori. Fai dono dell’esperienza e prova a essere un uomo migliore. Della magia del Natale regalaci il sorriso e la meraviglia; una tregua per i cuori in affanno. Infine, regalaci voci che non ci diano gli auguri ma che ci facciano sapere il bene che ci vogliono e che diventino abbracci e gesti d’amore.
p. s. Se poi Ti avanza tempo, io una personale ed egoistica wishlist l'avrei.