César Vallejo
Guerra Verticale
Xaimaca collana di Arkadia Editore
Le recensioni in LIBRIrtà
A cura di Federica Duello
Cosa poter dire d’altro che non sia già all’interno di un romanzo, più che altro considerato (azzardo la definizione) saggio esistenziale, come nel caso di "Guerra Verticale" di César Vallejo e edito da una casa editrice dal nome altrettanto storico e significativo quale la Arkadia Editore?
Una raccolta di racconti in cui la natura umana riportata, quella proveniente dai tempi della cultura Inca e appartenuta a un passato a noi lontano, appare invece incredibilmente vicino e somigliante a ciò che ci circonda oggi, figli dell’epoca moderna; e mentre altri scrittori descrissero la guerra verticale in esclusivo riferimento alle altitudini montane, Vallejo aggiunge una postilla trascendentale: una battaglia dell’uomo contro sé stesso, la sua identità, le sue scelte e la sua dimensione esistenziale.
Il romanzo si divide in due parti principali, a loro volta divise in sotto sezioni: il mondo reale dell’impero perduto e quello onirico. Spinto dalla memoria storica e grazie a uno stile di scrittura che lascia ampio spazio all’immaginazione poiché capace di saper trasportare con poche ma sapientemente elaborate espressioni tra i colli della città sacra e le armature dei soldati partiti alla volta di spedizioni in nome dell’impero, Cesar Vallejo si autonomina guida dantesca del nostro viaggio, accompagnandoci lungo il percorso di conoscenza di una delle culture più complesse e giuste che il pianeta abbia mai conosciuto.
La spinta narrativa è dovuta, oltre che dalle origini peruviane dell’autore, dal bisogno di rivendicazione e di riesumare tale civiltà agli occhi dei testimoni in conseguenza alle invasioni coloniali avvenute per mano dei popoli europei; da ciò ne deriva la descrizione nei minimi particolari delle meccaniche sia in tempo di pace che di battaglia, i cerimoniali annessi che segnavano la vita pratica quotidiana, i meccanismi di pensiero che favorirono la presa di posizione dei personaggi di potere menzionati (siamo pur sempre alla corte di Túpan Yamanqui), il tutto accompagnato dallo stupore che l’utilizzo dei particolari termini quechua portano con sé, insieme a molto altro.
La sezione onirica, nonostante il nome realmente esistente sotto cui viene posta (Strade), analizza i molteplici dubbi ancestrali dell’uomo quali la giustizia divina, questioni tra uomo, dio e natura, vita, amore e morte, ingiustizie sociali e molto altro, che vengono dissezionati ed esposti alla luce sottoforma di scenari concreti, storie di verosimile vita quotidiana dei tempi presenti in un quadro che differisce totalmente da tutto ciò che era stato esposto fino a quel momento (ossia lo scenario Inca) e con riflessioni di uno scrittore distante dalla propria scrittura: anche qui, veniamo accompagnati ed esploriamo insieme al nostro occasionale Virgilio le vicende in cui i protagonisti dei suoi racconti sono coinvolti mentre guadiamo torvamente i misteri che li coinvolgono e speriamo che, in un qualche modo, questi riescano a uscirne fuori se non sani, quanto meno salvi.Una questione tra tante attrae l’attenzione, ed è la riflessione su cosa sia la giustizia introdotta appunto nella seconda parte della raccolta in cui Vallejo, attraverso gli occhi e la mente di un prigioniero recluso per motivazioni a lui parse ingiuste, conclude che "La giustizia non è una faccenda umana. Non può esserlo. La giustizia opera tacitamente, più in profondità di ogni profondità, dei tribunali e delle prigioni. La giustizia - ascoltatelo bene, uomini di tutte le latitudini! - esercita in sotterranea armonia, al di là dei sensi, delle oscillazioni mentali e dei mercati. Aguzzate meglio il cuore! La giustizia passa sotto ogni superficie e dietro tutte le spalle. Prestate ascolto, attentamente, al suo fatale rullo di tamburi, e percepirete un piatto di stadera potente e unico che, grazie all’amore, si riflette in due; il suo piatto vago e incerto, come è incerto e vago anche il passo del delitto, o di quello che si chiama delitto per gli uomini".
Come si legge da questo stralcio, la scrittura di Vallejo ci immerge in una selva oscura in cui realtà e misticismo sono strettamente collegati, rendendo visibile e quasi ovvia la connessione tra i due mondi. Non posso far a meno di consigliare la lettura di questo libro se si è alla ricerca di una Beatrice che ci distolga dai tormenti odierni mentre ci fa comprendere che in fondo, ciò che ci cura dai nostri mali, siamo noi stessi.
Titolo: Guerra verticaleAutore: César VallejoEditore: Arkadia (in collana Xaimaca)Pagg.: 126Prezzo: € 14,00Voto: 9