Quarto appuntamento con la partnership di Radio Off. Per la rubrica Libri Off, vi proponiamo la recensione che Franca Alaimo ha fatto a “Scriverti” di Ornella Mallo
A cura di Franca Alaimo
L’elemento del mare, assillo iconologico della silloge “Scriverti” di Ornella Mallo, nel farsi la perfetta metafora della vastità dell’essere, del flusso senza sosta degli eventi e dei movimenti interiori, tesse all’interno della versificazione un respiro costante e unitario. L’autrice deriva dal mare i cromatismi, le opalescenze e lo svariare della luce (che trasformano molti dei suoi testi, specie nella prima sezione del libro Tra le mani…alberi , in tavole pittoriche, richiamando il celebre motto oraziano ut pictura poesis ) ; il timbro musicale evocato d a frequenti allitterazioni, e, soprattutto, il vastissimo campo semantico ad esso legato, che le consente di metaforizzare ogni moto del cuore, ogni sfumatura del sentimento, in continui disvelamenti di abissi e relitti, di sogni e miti che hanno radici antichissime nella civiltà mediterranea; ma anche di narrare i disastri della storia antica e contemporanea in cui il mare continua ad essere la tomba di tanti uomini in fuga dalla disperazione. Il sovrapporsi delle dimensioni paesaggistiche e visive a quelle interiori, e delle fantastiche alle storiche consente alla poetessa di indagare il senso segreto delle cose, il rapporto tra verità e menzogna, tra quotidianità e sublimazione, tra il dovere essere e il volere essere. L’io (caratterizzato dalla stessa o scillazione dell’elemento acquoreo) che l’autrice rappresenta è dilacerato da una strenua tensione verso una forma che vorrebbe essere nuova e aderente alle proprie necessità relazionali, ma che spesso, invece, resta ingabbiata all’interno di una rete di pregiudizi etici, sociali, religiosi, e allora, come il mare, grida, si infrange contro gli scogli, mugghia di strazio, e cerca di smussare, aiutata dal tempo, l’aguzzo del vivere. Da questo pressocché inevitabile laccio l’autrice fugge attraverso la scrittura e il sentimento amoroso che la spinge a cercare un “tu” con cui confrontarsi. Ma il “Tu” di Ornella esige il carattere maiuscolo, e non certamente a caso, in quanto, oltre ad accogliere una molteplicità di interlocutori, si pone innanzitutto come nece ssità esistenziale di dare e ricevere ascolto. Già il titolo della silloge poetica: “Scriverti” implica una dilatazione a raggiera verso il maggior numero possibile di destinatari, che è poi il fine del comunicare, cioè del mettersi in comunione cum , con una sfumatura di sacralità che certamente appartiene alla poesia, se è vero che il poeta rifà con la parola la totalità dell’Universo, volto, come dice il suo etimo, all’Uno, aspirando alla cucitura in una unica veste sonora del visibile e dell’invisibile Dunque, questo Tu è innanzitutto Dio, ovvero il desiderio di scoprire la Verità dietro le illusioni e gli smottamenti e gli incubi della realtà. Il che vuol dire confrontarsi con l’enigma della creazione, nutrendo la poesia di stupefazioni e cadute in vuoti terreni e celesti, di ravvicinamenti estatici e assenze dolorose, di verticalismi alternati a concrete e piatte orizzontalità, che, poi, è la dinamica di ogni relazione con l’altro. Il tema viene affrontato nella sezione Amore e Disamore , nel cui titolo sono presenti (annunciati dal prefisso “dis” – dal greco: δυσ – a insinuare il dualismo) l’oppositività, il contrasto. L’amore cantato da Ornella coincide per lo più con lo sfebbramento della passione, e il disincanto che soffoca e sgualcisce il desiderio di un’armonia che unisca fisicità e spiritualità, nell’ansia vana di sottrarlo alla fragilità, al dominio del tempo che sgretola e sconsacra, lasciandola precipitare nell’angoscia della solitudine perfino nell’atto più intimo dell’unione dei corpi. Sembra che Ornella canti sempre i limiti, e non alla maniera del Leopardi che in essi vede un punto di partenza per la speculazione filosofica e l’immersione nell’infinito senza tempo e spazio, ma come concrete e crudeli barriere alla leggera insostanzialità dello Spirito; sebbene in lei non manchi il valore della Speranza come virtù teologale, immaginazione del nuovo e del miracoloso, e propensione a un rifarsi innocente del futuro. I temi fin qui sottolineati ritornano anche nell’ultima sezione che raccoglie haiku, senryu, petit onze, landays, tanka , ma riassunti in una brevità che li trasforma in epifanie sonore e in bagliori iconici, che mettono in rilievo l’abilità stilistica dell’autrice, la sua capacità di creare bellezza, variando le forme espressive, a conferma della sua intelligenza poetica e della vastità del suo ricco bagaglio culturale; e, a questo proposito, va aggiunta un’altra funzione del “Tu” nella raccolta di Ornella Mallo, quella di adesione amorosa agli scrittori già letti ed eletti. I numerosi esergo, infatti, convocano sulle pagine i più diversi autori: dai mistici Gregorio di Nissa e Giovanni evangelista ai poeti della passione quali Nazim Hikmet e Saffo, dallo psiconalista Jung ai prosatori russi Tolstoj e Dostoevskij, anch’essi indagatori d’anime; e, ancora, da Dante a Edgar Lee Masters che scrutano entrambi il regno dei morti, giusto per elencare alcuni nomi, quasi a dire che la scrittura non potrà mai finire, se è vero che la voce dell’umanità ha bisogno di esprimersi ed eternarsi in ogni epoca storica.