
A cura di Letizia Cuzzola
Ho rincorso Dolci (C)reati di Francesco Fabio Valenti (Città del Sole Edizioni, 2019) dal primo momento in cui l’ho adocchiato. L’ho rincorso come avrei fatto con l’ultimo trancio di millefoglie in una pasticceria, non tanto per la mia nota golosità ma per il suo autore. No, non è un nome altisonante, non è Luca Montersino che ha poggiato la sac à poche per scriverne la Prefazione e la cui ricetta della frolla è una persecuzione per chiunque voglia fare una semplice crostata. Fabio Valenti è un detenuto che sulla porta della sua cella al 41 bis ha scritto “fine pena mai”.
Ho letto le prime pagine travolta dall’entusiasmo, non il mio travestito da curiosità ma quello di Fabio, che mosso dalla passione ha iniziato a preparare i primi dolci con mezzi artigianali tirando fuori fantasia e inventiva. Della sua pena Fabio ne ha fatto un percorso di rinascita grazie al supporto della Direttrice del carcere e di Ilaria Tirinato che supporta la stesura del libro. Le ricette diventano gli elementi colposi che inducono al reato/peccato con tanto di riadattamento agli articoli del codice penale infranti. Una formula inusuale come questo libro, piccolo tesoro di speranza e fiducia ed è proprio quest’ultima l’arma necessaria ad abbattere il pregiudizio.

Più sfoglio e leggo questo ricettario che ha trovato il posto accanto ai miei compagni storici di pasticciate, più mi rinfranca sapere che le eccellenze esistono ovunque, basta dar loro lo spazio per emergere. E giusto giustissimo che il penitenziario stia svolgendo fino in fondo il suo compito di rieducazione, anche questa è eccellenza.
Questa non è una recensione come le altre, di ricettari ne esistono a milioni. È un’ode al libro come simbolo di libertà, di riscatto. La scrittura, la lettura possono essere strumenti se non di salvezza almeno di ancoraggio; quel che per noi tutti è un gesto ormai banale, scontato per altri è una finestra sul mondo. Non so di quali reati si sia macchiato Valenti da meritare tale pena ma vorrei ringraziarlo perché ha confermato quanto ho sempre pensato: anche il peggiore degli uomini ha una fiammella dentro, un piccolo cerino di luce che gli permette di non morire nel buio e il mio augurio è che possa continuare il suo percorso di dolcezze e consolazione che lo ha, comunque, reso un uomo nuovo.
L'autore
Francesco Fabio Valenti è nato ad Alessandria della Rocca (Agrigento) nel 1969. Detenuto dal 1995 e condannato alla pena dell’ergastolo, dopo numerose vicissitudini e peripezie (41-bis, isolamento diurno, trasferimenti etc.), è finalmente approdato alla Casa circondariale “Ugo Caridi” di Siano (Catanzaro). Il lavoro creativo svolto da Valenti in questi anni non è rimasto e non poteva rimanere “detenuto” in carcere: più e più volte, infatti, ha lasciato le angustie delle mura di cinta per deliziare i non pochi fortunati. Molti momenti hanno quindi visto Fabio appartato protagonista di gloriose giornate, con al centro la sua arte: per esempio in occasione di promozioni, di riconoscimenti al merito, di fatti istituzionali specialmente notevoli come l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Magna Græcia, di feste di laurea e di pubbliche competizioni gastronomiche in luoghi rappresentativi come l’urbano parco della Biodiversità. (Fonte dal sito cdse.it)
Il libro
Titolo: Dolci (c)reati
Autore: Francesco Fabio Valenti
Editore: Città del Sole Edizioni
Pagg: 280
Prezzo: € 24,00
Voto: Dolcemente peccaminoso