
A cura di Anna Cavestri
Mira, protagonista del romanzo è una ragazzina di soli 15 anni nel 1979 quando la popolazione albanese, sotto il dittatore comunista Hoxa, è ridotta alla miseria e alla fame.
Mira subisce una violenza dal direttore della scuola, il compagno Estref che, durante il regime comunista, in forza del potere conferitogli sia dal Partito e dalla sua carica di direttore scolastico, era solito abusare delle giovani allieve forte che nessuna avrebbe avuto il coraggio di denunciarlo.
Chi provava ad opporsi al regime o denunciare gli abusi di potere veniva maltrattato e deportato nelle zone più remote del paese.
Anche Mira sarebbe rimasta in silenzio se non fosse rimasta incinta. E appena partorisce le viene portato via il figlio. Nessuna denuncia per il compagno Estref, che farà in modo di renderle impossibile il ritrovamento del figlio.
Il pensiero ostinato di poter un giorno riabbracciare suo figlio darà la forza alla ragazza di affrontare e sopravvivere alle difficoltà che la vita le riserverà.
Viene data sposa ad un vedovo con tre figli, era il destino delle donne “macchiate”, ma la fortuna ha voluto che fosse un brav’uomo e che la rispettasse come lei neanche avrebbe potuto immaginare.
Le permette pure di studiare e con una determinazione ferrea Mira sarà una buona moglie e madre dei figlie di lui ed anche un’ottima studentessa.
Presto sarà anche vedova, con tre figli da far crescere, la sua forza di volontà riesce a farle completare gli studi.
Incontrerà sulla sua nuova strada ancora il compagno Estref cha anche dopo la caduta del regime comunista ha continuato ad esercitare il suo potere , per altro accresciuto per opportunismi politici in una nuova democrazia fragile, proprio nell’ambito sanitario dove Mira lavorava, sottoponendola nuovamente a soprusi e stupri ,appena si accorge che non ha rinunciato alla ricerca del figlio, per dissuaderla. Mira è una donna che riesce nella vita anche ad essere punto di riferimento e di aiuto per molte donne in difficoltà.

Il romanzo si legge tutto d’un fiato, i alcuni punti duro, è scritto bene e lascia alla fine un senso di possibile libertà e fratellanza su tutti i fronti, è bello leggerlo perché tocca argomenti delicati e interessanti che coinvolgono anche l’Italia.
Quello che l’autrice mette maggiormente in rilievo è la condizione delle donne in Albania, soggette ad un maschilismo autoritario sancito nel Kanun, un corpus di leggi tramandate oralmente, che considera le donne serve o schiave , completamente alla mercè degli uomini, sia nelle zone più rurali condizionando anche le aere metropolitane sebbene queste siano più emancipate.
Nonostante i vari ordinamenti politici e ideologici al potere, pochi sono stati i progressi registrati a favore delle donne quasi tutti limitatamente alle realtà urbane, che assorbono di più gli influssi i della cultura dei diritti umani provenienti dall’Occidente.
Un argomento trattato con cura dalla scrittrice, che non può non interessare tutti, anche perché è cronaca e storia attuale che la condizione femminile, sebbene possa apparire più emancipata fuori dall’Albania, registra, purtroppo in ogni dove, una condizione della donne tutt’altro che paritaria rispetto a quella maschile , e fatto ancor più grave , la donna è ancora “concepita” da molti come proprietà del maschio, e questo spiega la ferocia con cui vengono uccise .
Le riflessioni che il libro impone sono molteplici riguardando anche il periodo storico in cui si svolge.
Titolo: Verginità rapite
Autrice: Ismete Selmanaj Leba
Editore: Bonfirraro
Pagg.: 244
Prezzo: € 16,90
Voto: 10