A cura di Gianfranco Cefalì
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
A metà del romanzo nella mia testa è germogliata questa reminiscenza scolastica.
Perché? Perché l’ermetismo di Ungaretti e non per esempio L'albero e la pargoletta mano?
Alla fine della lettura ho capito, l’intuizione si è trasformata in evidenza. Ungaretti svela l’incertezza e costante minaccia dei soldati la cui vita è precaria proprio come le foglie d’autunno, Vincenzo Soddu ci parla della stessa incertezza e precarietà che subiscono le giovani menti dei suoi protagonisti. Vero è che non ci troviamo in guerra, almeno nel senso specifico e materiale di come viene percepita nella coscienza collettiva; qui nel suo libro lo scontro è di tipo diverso, più strisciante e per certi versi deflagrante, e lascerà anche questo vittime sul campo.
L’autore ci descrive la vita nel corso di dieci anni di un gruppo di ragazzi, dalle scuole medie fino all’università, in un periodo a cavallo tra gli anni settanta e gli ottanta, a Cagliari in una zona periferica che subisce e che ha subito i grandi sconvolgimenti sociali, culturali ed economici che hanno interessato gran parte dell’Italia dal dopoguerra in poi. Nuovi ceti sociali che si affacciano, nuove zone urbane in espansione e altre in regressione, soldi investiti e progetti abbandonati, descrive così non solo la geografia di un luogo, ma anche quella mutata sensibilità degli uomini che si affacciano al cambiamento.
La scuola è un punto centrale della vicenda, da cui tutto parte e dove tutto finisce, ma è riduttivo parlare solo di romanzo di formazione, in cui un altro vero protagonista è la droga, l’eroina in particolare che proprio in quegli anni stava facendo la sua comparsa in Italia e stava mietendo copiosamente le sue vittime. Morti che ancora venivano percepite, viste e intraviste solo sui giornali o in quelle poche televisioni presenti nelle case, dove questo fenomeno era un tabù, e le notizie erano sussurrate e non gridate, celate.
Movimento, spazio, luoghi, assenza, ricerca. Cinque sono i nodi intricati e fondamentali per comprendere il romanzo.
I personaggi sono in continuo movimento, da dentro a fuori, da scuola a casa, da casa in piazza e al mandorleto, non riescono a stare fermi, c’è un bisogno legato alla crescita di essere in perenne mobilità, correre, fermarsi e ripartire. Lo spazio e luoghi sono parte integrante della storia, la scuola è un sito fondamentale, il costante movimento porta i protagonisti a esplorare lo spazio che li circonda, che sia un luogo occlusivo come un’aula o un posto tetro come una costruzione abbandonata o una zona ricca della città, un confine per battaglie immature, ritrovi e nascondigli come il mandorleto. Spazio che cerca di essere riempito da storie, che sia il primo campeggio affrontato come una avventura o una spiaggia dove esibire per alcuni di loro solo imbarazzo. È la continua ricerca che spinge i protagonisti di questa storia, ancora non sanno cosa cercano e perché, e la loro prospettiva di riuscita cambia con il mutare dell’età, dall’adolescenza, la pubertà e l’età adulta. L’assenza è un punto portante del romanzo, incombe, come il vuoto non si può osservare, solo riempire, e saranno le diverse scelte e i diversi caratteri a dividere e riunire, ognuno di loro cercherà di riempire il vuoto e l’assenza in modo particolare e personale, ognuno ne pagherà le conseguenze. La scrittura di Vincenzo Soddu è asciutta e sicura, schietta come i suoi protagonisti, scorre e il suo libro si lascia leggere, fagocitare direi, particolare che ho molto apprezzato, non si perde in fronzoli inutili, non necessari, perché è la storia stessa a essere in primo piano, sono i suoi personaggi a essere ricchi e sfaccettati, perché eliminando il superfluo resta l’essenziale e rimane una storia che sa essere inquieta ed evocativa, che nonostante il finale resta ammantata da una profonda malinconia.
Titolo: Oltre il mandorleto (Puoi acquistare il libro scontato cliccando sul titolo)
Autore: Vincenzo Soddu
Editore: Arkadia - collana Eclypse
Pagg: 160
Prezzo: € 15,00