A cura di Paolo Pera
Amori & disincanti (Transeuropa, 2020) di Valerio Vigliaturo si presenta come una sorta di “diario intimo” che tenta di spiegarsi nella forma della poesia: tra le piccole chicche immaginative e alcune pennellate citazionistiche (per esempio il rifacimento “da spiaggia” de L’urlo ginsbergiano), l’opera di Vigliaturo ci trasporta apparentemente nel più recente vissuto dell’autore. Tale viaggio, che vorrebbe somigliare a quello d’Ulisse, prende le mosse proprio dal titolo: da un lato vi sono gli svariati affreschi del disinganno dell’autore – che predicano un certo lamento cosmico… – e dall’altro v’è, altresì, qualche puntino d’amore (anch’esso decaduto, e ora in fase d’oblio). La tela che Vigliaturo ci consegna in visione appare insomma come un’intricata matassa di colori (tendenzialmente freddi, disincantati appunto) che da lontano paiono un’esistenza, tutto sommato, desiderabile.