L'editoriale
«Nessuno si salva da solo»
di Letizia Cuzzola
Reggio Calabria
Domenica 29 marzo 2020
Piazza San Pietro vuota. Le campane e le sirene. Sacro e profano. Nessuno si salva da solo. Blu. Acqua.
I libri di Storia hanno scritto una pagina unica in questo marzo 2020, così come tutti ci ritroveremo straordinariamente ad analizzare una quaresima che esce dai suoi limiti di Credo e lega l’umanità intera in un momento di penitenza ed esame, di uomini soli che tengono salda l’idea di comunità.
Comunità e solitudine. Antipodi che stanno coincidendo in queste giornate senza ore, divise solo fra giorno e notte.
«La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità».
Volenti o nolenti dovremo riconoscere che il virus che ci sta costringendo a una pausa forzata, appare più come una trasfigurazione delle sofferenze cui la Terra, i popoli sono stati sottoposti da una frenesia incontrollata, una corsa al progresso alla ricerca di raggiungere obiettivi effimeri, spesso, neanche identificabili. Ed ecco la tempesta, il tumulto che tutto sovverte e squassa. Le abitudini che diventano un ricordo.
Piazza San Pietro come il centro del mondo in un vuoto surreale e costretto, la pioggia battente che copre le lacrime ma lava e purifica dal peccato originale, dalla presunzione che l’Uomo possa salvarsi da sé. E quelle parole che risuonano come un monito, una verità a cui non era lecito pensare: Nessuno si salva da solo. La pandemia ce lo sta dimostrando nel più violento dei modi quanto le vite di ognuno di noi siano invisibilmente legate le une alle altre, quanto dalle decisioni e dal senso di responsabilità del singolo dipendano le sorti di una intera comunità. E torniamo alla comunità, alla solitudine e alla solidarietà. Siamo distanti ma più vicini nella condivisione di sentimenti non sporcati dalle futilità della società contemporanea.
Torniamo alle origini, ai dettami dei vari Dogmi che, atei o credenti, stiamo riconoscendo nei loro principi basilari: se qualcosa di concreto c’è, in questo momento doloroso, è che siamo di fronte a qualcosa di estremamente grande, al di sopra di tutto.
Atei o credenti, se c’è un dio si sta mostrando nella sua unicità: possiamo cambiarGli nome come cambia il colore di una rosa, ma l’essenza è quella, è impossibile non avvertire un’energia che ci obbliga a smuovere gli animi, a interrogarci, a scarificarci. E innegabile dato certo è che usciremo da questo periodo di stasi come da una tempesta che obbliga alla resurrezione per non lasciarsi morire.
Atei o credenti ci ritroviamo tutti nel giardino del Getsemani dove tentiamo di piantare dei semi di speranza. Il Papa, sofferente in una piazza vuota, porta su di sé il dolore umano del riconoscersi piccolissimi rispetto all’universo ma anche la forza della fede. Non è il deserto della Giudea quello in cui stiamo lottando, siamo in battaglia nel nostro spazio vitale che stiamo ridefinendo, combattiamo contro i nostri limiti e li scopriamo fragili, vulnerabili.
A volte il Bene ha bisogno del Male per operare. Attraverseremo il deserto, il Getsemani e il Golgota e rinasceremo. Atei e credenti. Ci ricorderemo di quell’uomo vestito di bianco che sfida la pioggia, il vuoto, per regalare un seme di salvezza, di forza e fiducia. Ricorderemo quel blu e la pioggia: la luce che lotta con le tenebre. E, volenti o nolenti, atei e credenti, saremo uomini nuovi e consapevoli che Nessuno si salva da solo.
L'immagine è un disegno di proprietà riservata dell'autore Antonio Federico che gentilmente ne ha concesso l'utilizzo per questo articolo.