
Martino Ciano
A&B Editrice
Consiglibro di stagione 'Primavera 2021'
Lo Speciale
Le recensioni in LIBRIrtà
A cura di Gianfranco Cefalì
E
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“E”. Una semplice lettera. La quinta dell’alfabeto. Una lettera dall’uso particolare, duplice, insieme a ciò che unisce, e a ciò che divide. Congiunzione tra i segni e significati. Le parole e le persone. Lui e lei, Io e te, Noi e voi. Io e tutti. Noi e nessuno. Me, Me stesso e Io. Lettera che riesce anche a unire gli opposti. Amore e odio. Luce e buio. Vita e morte. Tutto e niente. Vuoto e pieno. Nel corpo umano questa vocale rappresenta la gola, e a un livello più particolare, la comunicazione. La scrittura che è una forma di congiunzione tra dentro e fuori, tra noi e il mondo. Il valore numerico è 5. Come un personaggio della Kabbalah significa soffio e come simbolo ha il significato di finestra. E è la epsilon greca. Secondo Nicomaco, la forma di Epsilon raffigura un tronco di asse verticale. L'ottava lettera dell'alfabeto greco. Comprende tutti gli aspetti dell'anima.
Associata alla suddivisone celeste, al divino e agli elementi fisici sotto il segno cinque, così come con l'Egizia Iside, la romana Diana e la greca Afrodite. In questa serie di nomi divini corrisponde il quinto nome Hadu(Eb) - "divino".
E, per gli slavi è la lettera della vita. Quindi simboleggia il rinnovamento, il movimento, la crescita, la vita stessa. Questa lettera rappresenta quei poteri divini, che fanno crescere l'erba, la linfa della terra e la fanno fluire attraverso i tronchi degli alberi.

In questo romanzo la E è dappertutto, sulle finestre segnate da un alone, nel cielo, sulle pareti grondanti, nella mente dei protagonisti.
Invece… “È” è copula, Dal latino copula = "unione", "legame" (da cum + apio = "attaccare"), in modo più semplice “È” è verbo essere, può significare esistere, appartenere, stare, trovarsi, essere fatti, sarebbe meglio dire costituti da qualche materiale. In qualche modo lega ma allo stesso tempo specifica e rende corporeo, concreta una parola, una frase, un concetto. No, a noi tutto questo, questa specificità, questa concretezza non serve, lo “stato dell’essere” non ci riguarda se non in quanto “esseri umani”, perché tutto è relativo. Dobbiamo ritornare all’origine del nostro discorso. Alla congiunzione degli opposti. Realtà e finzione, Sacro e profano, Ragione e sentimento. Noi e Dio. Noi e noi. Tragedia e commedia. Illusione e disinganno. Caos e silenzio.
Un Io-Dio narrante che non conosciamo, si addentra nelle vite di uno sparuto gruppo di esseri umani alle prese con il proprio destino, destino segnato dal passato, dal presente e dal futuro. Esseri umani alla ricerca di un modo per accettare proprio quel destino che sembra scivolargli dalle mani, dalla mente, in qualcosa di obliquo ed evanescente in un continuo andirivieni tra quello che sembra a tutti gli effetti un mondo che restituisce la realtà così come viene percepita e un mondo onirico fatto di sogni e visioni in cui i simboli, i segni, confondono e indirizzano allo stesso modo le vite dei protagonisti.
“E” come Emma, ragazza fragile che scompare nel nulla.
“E” come le strane congiunzioni che uniscono tutti i protagonisti in un vortice frammentato che spezza i legami e li ricuce, li sposta e li ricolloca secondo una logica che cerca di ricongiungere le vite.
Parte tutto dalla scomparsa di Emma, giovane ragazza problematica che dopo la laurea scompare nel nulla senza lasciare la minima traccia, l’Io-Dio narrante ritrova casualmente il suo diario e immagina una possibile soluzione, una vita, una realtà che non gli appartiene e che forse non gli apparterrà mai. Sapremo, immagineremo segreti e sofferenze, amori e dolori, tutto e niente.
Protagonista è anche il silenzio, quel silenzio che nella maggior parte delle volte è indicativo della voglia di evadere in una sorta di incomunicabilità tra gli esseri umani e il mondo, gli esseri umani e loro stessi, tra gli esseri umani e la realtà, sia materiale che spirituale.
Stratificato e complesso questo romanzo ci parla del destino degli uomini, un destino da accettare per diradare le ombre che ci perseguitano. La narrazione è fatta di strappi e lacerazioni, lettere e intrecci che solo a una vista superficiale non portano a nulla, c’è una ricomposizione, ma i frammenti lasciati per strada, sono appunti sparsi e si ricostituiranno per formare altro significato e altre storie.
Non manca un intelligente sguardo sulla amata e odiata terra d’origine dell’autore: la Calabria. Descritta in maniera spietata e non indulgente, mettendone a fuoco problemi atavici che ancora oggi la regione si trascina con sé e che sembra non troveranno mai né un colpevole né una soluzione.
La scrittura di Martino Ciano è sicura, colta, si districa con assoluta perfezione in questo testo, scorre elegante e anche quando, in realtà in poche parti, usa le formule dialettali, si fa leggere con pienezza e senza intralci. Un libro profondo che parla di noi, a noi e con noi. Una congiunzione necessaria. Una riflessione sull’uomo e il suo destino. Questo libro è un viaggio. Delirante e concreto.
÷ (In origine, era utilizzato in antichi manoscritti per contrassegnare passaggi sospettati di essere corrotti o spuri; la pratica di aggiungere tali note marginali divenne nota come Obelismo).

L'autore
Martino Ciano (1982) è giornalista e direttore responsabile di DigiesseNews, testata giornalistica dell’emittente radiofonica Radio Digiesse di Praia a Mare. Vive a Tortora, primo paese dell’alto Tirreno cosentino. Scrive di letteratura e filosofia sulle webzine L’Ottavo, Zona di Disagio, Gli amanti dei Libri, Suddiario, Libroguerriero e sul suo blog BorderLiber. Nel 2018 il suo esordio letterario con Zeig.
Il libro
Titolo: Oltrepassare
Editrice: A&B
Pagg.:
Prezzo: € 10,00