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LE MELANCONIE DI PIERO JUVARA

07/05/2021 01:01

Admin

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LE MELANCONIE DI PIERO JUVARA

Piero Juvara - Melanconie - Edizioni del Girasole - L'angolo della poesia - A cura di Paolo Pera

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Piero Juvara

 

 

Melanconie. Poesie andaluse e mediterranee

 

 

Edizioni del Girasole

 

 

 

L'angolo della poesia

Gli evergreen


A cura di Paolo Pera

 

I versi di questa sottile raccolta, Melanconie. Poesie andaluse e mediterranee (Edizioni del Girasole, Ravenna 2002), tendono a ingannare: dietro la loro dolcezza, apparentemente innocua, si nasconde troppo spesso il tragico dell’esistenza (il tragico che è l’esistenza!).

 

Come afferma il prefatore, Rino Cardone, questa silloge è da considerarsi un “Diario minimo”: l’assemblaggio di accadimenti avvenuti tra il 1995 e il 2002 (d.C., si intende). Il tutto parte con quelle che si sogliono chiamare “poesie innamorate”, ovviamente per la moglie: «io amo i tuoi splendidi quarant’anni / incastonati come brillanti / dentro la mia esistenza…» e poi «Amo la tua vita che scorre con la mia», prosegue con dediche agli amici che al poeta richiedono un canto, e questo – quasi invocandosi come Musa – si dà il la: «Ora voglio cantare per te, / amico mio, / voglio cantare per te / sotto questa fredda, impassibile / luna», si inoltra poi nella commemorazione per gli “scomparsi”: «Regalami il tuo silenzio / e non tremare / così il distacco / non sarà più duro», oppure: «Sei stato un dono / un raggio di sole / sei stato il bagliore / tenue dell’alba» e ancora «Te ne sei andata / che era quasi Natale […] / sento forte quella tua risata / che scoppiava gioiosa […] / E ora io / confuso, smarrito, / mi ritrovo a piangere / come un bambino…». Arriva di colpo – con tutto il suo incolmabile riverbero – la morte del nipote amatissimo, Danilo, che fa sentire (qui sì) tutto il peso dell’esistenza:

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«Ti ha portato via la morte brutta / in una cupa sera d’estate / ti ha strappato alle mani sgomente / della madre / impietrita / come la Madre sul Golgota assassino / Tu, piccolo angelo crocifisso, / ancora una volta / per l’ennesima volta / crocifisso…». Il poeta perde quasi la fede1 di fronte allo scempio d’una tale giovane creatura: «Io non so come facevi / a sorridere ancora / e a crederci in quel Gesù / che vedevi ogni giorno / su quella parete bianca d’ospedale […] / non so come facevi / mentre di là dai vetri / lontano / i tuoi coetanei giocavano […] / mentre vicino al tuo letto / la morte ballava / vestita da clown…». Di certo è questo il componimento più toccante, tragico e forte sul piano delle immagini. Il diario di Juvara non finisce però con quest’immagine dolorosa, ma torna altresì all’amore da cui tutto partiva. Se il dolore immobilizza il mondo, l’amore per la sua eterna compagna lo fa tornare a girare: «[…] è così che va il mondo / si muove / per sintesi d’amore». Potremmo così dire che dall’amore sorgerà prima o poi il dolore, e che il dolore è destinato a morire nell’amore, poiché la vita di ognuno di noi – in fondo – è un’immagine cristica, giacché la vita sorge e finisce in Dio. E forse in Lui prosegue, ma questo non lo sanno neppure i poeti: «”Dio, dacci un segno, dacci una certezza.” / E nei loro cuori c’è già la certezza. / Nei loro cuori c’è già la verità». Una certezza di Dio mascherata di dubbio, insomma, è la vita di Juvara.


Note

1 Fede che appariva certa: «Io so di un solo Dio e di una sola preghiera».
 

L'autore

Piero Juvara (in foto) è catanese, classe '50. Nel 1978 pubblica il suo primo libro di poesia "Frammenti d'ansia", che qui recensiamo, perché un puro evergreen. Sino ad oggi vanta una produzione infinita di poesia, teatro, e cabaret.


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