Bartolomeo Smaldone
Ontologia Erotica
Controluna
L'angolo della poesia
A cura di Paolo Pera
L’Ontologia erotica (Controluna, 2021. Con una prefazione di Andrea Laiolo) di Bartolomeo Smaldone è certamente un «libricino audace», non sono poche infatti le descrizioni di divini amplessi che – dall’immanente – restituiscono in vita parte del comunemente agognato paradiso, audace e un po’ beffardo, direi, lievemente divertente… Non sono poche invero le poetiche rappresentazioni carnali che scatenano almeno un sorriso – non solo compiaciuto –, un sorriso che risponde all’effetto paradossale che sta al principio del volume: questi atti sono infatti agghindati, mi si passi il termine, da un linguaggio che li vorrebbe condurre al sublime! Là dove sublime è il piacere vissuto, ripercorrere quest’ultimo nella scrittura si paleserà sempre mancante, quasi come dire l’ineffabile: dare voce a ciò che non ha linguaggio finisce per sembrare goffo, ma Smaldone da questa condizione si solleva creando oggetti linguistici che strabiliano proprio perché rendono preziosa la gofferia: un «rigoglio di lingua sontuosa» che porta a volare quanto naturalmente non vola. Il librino però non ha come tono la sola involontaria beffa – che sa di giovinezza strafottente –, bensì verso la propria metà acquista una strana cupezza: ciò parrebbe quasi suggerire una maturazione dell’idea di sesso che culmina poi nella venuta d’un terzo nella copia, un terzo – una figlia, per la precisione, che è nata nel pieno del loro amore – a cui sono presumibilmente rivolti gli ultimi componimenti dell’opera. Dunque quella che si presentava inizialmente come una raccolta di divertissement erotici – e mai meramente pornografici!, mai privi di profondità – si rivela infine una sorta di diario di bordo del rapporto del poeta col sesso, la sua scienza dell’atto amoroso, la sua ontologia dell’evento carnale, maturata insieme alla sua compagna e sacralizzato infine dalla venuta del frutto del loro “nobile peccato”.