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Speciale Paolo Arigotti: sui percorsi della storia discriminante

19/10/2020 07:10

Admin

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Speciale Paolo Arigotti: sui percorsi della storia discriminante

Il versatile intellettuale cagliaritano, votato ai tempi più dolorosi della storia del mondo, durante il lockdown ha aperto 'Il salotto letterario' su YouTube

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Paolo Arigotti

 

 

 

 

Tra storia e giurisprudenza per ricordare discriminazioni violentissime: dal nazismo ai giorni nostri. 


Apre il canale YouTube  
Il salotto letterario 
ed è subito un caso.

 

 

 

 

 

Lo speciale

Le news

A cura di Salvatore Massimo Fazio   

 

   Lo scorso marzo, in tempi di lockdown ha aperto un canale Youtube dal titolo 'Il salotto letterario', dove ha ospitato e continua a farlo personaggi della scena editoriale tutta, dall'autore a chi sta dietro le quinte. Ricordiamo con lui ad esempio la bravissima Michela Tanfoglio, fondatrice e presidentessa di Editreal, agenzia di servizi editoriali. Grande appassionato di storia, viaggi, lettura, scrittura e cinema, con il romanzo Un triangolo rosa, pubblicato nel 2015 incentrato sullo sterminio degli omosessuali sotto il nazismo, premiato con il “Diploma d’Onore della Giuria per la narrativa edita nell’ambito del concorso internazionale Il Molinello 2016”, il cagliaritano Paolo Arigotti ha debuttato nel complesso mondo libresco.

 

   Autore di diversi racconti inseriti in varie antologie e di un manuale giuridico, l'autore sardo nel 2018 si ripropone con Sorelle molto speciali (Link edizioni), dedicato alla condizione delle persone down negli anni Trenta del secolo scorso. Si evince forte la connotazione storica nelle pubblicazioni del romanziere classe '73, tant'è che è del 2020 Il collegio dei segreti (Onda d'urto edizioni), suo terzo lavoro dove “l’autore si è concentrato, con una trama ricca di riferimenti storici e colpi di scena per catturare attenzione del lettore, alla storia degli oppositori interni del nazismo”.

 

«Sono un grande appassionato di storia e diritti civili» incalza il plurilaureato in Giurisprudenza nel 1998 e in Storia e società lo scorso 21 luglio, «e come negli studi, ho cercato di conciliare nelle mie opere alcune delle mie grandi passioni».  

 

Dunque uno stimolo in più per il lettore che troppo spesso si accomoda soltanto nella fiction narrativa?

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«Ti dico: unitamente al desiderio di avvicinare e suscitare nel lettore un crescente interesse per eventi e fatti storici di primaria importanza, ho tentato di lanciare alcuni importanti messaggi, quali coraggio delle proprie idee ed azioni, specie in un'epoca dominata da regimi totalitari che volevano una sorta di massificazione degli uomini (e donne) e delle idee, senza nessuno spazio per dissenso o alterità, fino ad arrivare al criminale progetto di eliminazione fisica del “diverso” (o presunto tale)».

 

Non soltanto questi pericolosi temi storici hai trattato...
«Un altro pericolo sul quale mi sono soffermato, con l'autorevolissimo precedente di Primo Levi, è quello dell'oblio: come all'epoca, nessuno avrebbe immaginato che nella “civilissima” Europa potessero consumarsi crimini tanto efferati, se la memoria venisse rimossa o peggio banalizzata – i tentativi non mancano – il rischio di un ripetersi di certi eventi non potrebbe essere confinato alla penna di pochi “profeti di sventura” (o presunti tali). Le parole di Bauman, ad esempio, in quel monumento alla sociologia che è Modernità ed Olocausto, sono come macigni: calati in una certa realtà chiunque può divenire il carnefice e chiunque può essere la vittima».

Altro potentissimo e ardito messaggio!
«Il mio è e vuole essere un contributo molto modesto, ma in ogni modo evocativo dell'importanza della memoria, del significato di certi fatti e fornire una breve analisi dei fattori scatenanti, ma di non minore rilevanza il ribadire come siano sempre esistite persone che, ragionando con la propria testa, hanno combattuto, talvolta a rischio dell'estremo sacrificio, contro l'orrore che li circondava».

 

Quali le profonde ispirazioni per trattare questi temi?

«Il primo libro mi fu ispirato da una visita ad Auschwitz compiuta nel 2012. Il secondo da una serie di domande che mi furono rivolte in occasione di una presentazione de Un triangolo rosa mentre Il collegio dei segreti è frutto dei miei studi universitari in Storia contemporanea.

Domanda di default che spesso faccio: perché e per chi scrivi? 

«Scrivo perché mi piace fare ricerca storica ed interessare i miei lettori alla materia, ma pure inventare trame e personaggi che utilizzo per lanciare messaggi o esprimere idee nelle quali credo».

Cosa ne pensi dei concorsi e premi? Li reputi trasparenti?

«Ho vinto un diploma d'onore col primo libro, da allora nulla di più. Credo che occorra sempre fare un'attenta cernita di bandi e concorsi, avendo riguardo per il proprio genere di riferimento e comunque al di la di ogni cosa credo che i complimenti più graditi siano stati quelli dei miei lettori».