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il ConsigLIBRO dell'estate 2019 è 'Inciampi' di Gian Marco Griffi - L'intervista

21/06/2019 14:01

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il ConsigLIBRO dell'estate 2019 è 'Inciampi' di Gian Marco Griffi - L'intervista

il ConsigLIBRO dell'estate 2019 è 'Inciampi' di Gian Marco Griffi - L'intervista

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A cura di Salvatore Massimo Fazio
 Nato ad Alessandria nel dicembre del ’76 ma da sempre vissuto nel Monferrato, in un paese di nome Montemagno, con una parentesi universitaria torinese, il piemontese Gian Marco Griffi da una decade di anni vive ad Asti. I protagonisti dei racconti della raccolta "Inciampi", secondo volume pubblicato per la collana Sidekar, della Arkadia Editore, curata dalle sorelle Ivana e Mariela Peritore - lo mettiamo per inciso, con questa seconda pubblicazione, dopo il boom di interesse creato all’esordio con "Stato di Famiglia" di Alessandro Zannoni, stanno dimostrando che l’editoria è resistenza con livelli qualitativi altissimi nonostante il rischio di morte del settore a causa di pericolosi editori che tali non dimostrano d’essere -, sono ricorrenti. 

 

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Una soffiata che abbiamo ricevuto è che il suo agente, Patrizio Zurru (in foto con il libro), alle 06:00 di una mattina, riceveva la segnalazione, come lui anche altri agenti e editori, da Giulio Mozzi. Alle 07:00, già si stava definendo e ponendo firma sul contratto tra le parti. Quando l'intuito si unisce al talento, alla lungimiranza e al proverbio 'chi domre non piglia pescii: Zurru si è mosso per primo, perché non dorme. Certe volte l'insonnia è un avallo alla produzione.

 

 Contattiamo Gian Marco Griffi, annunciandogli che il ConsigLIBRO della stagione estiva 2019, per il blog Letto, riletto, recensito! è proprio il suo nuovo uscito, appena giorno 20 giugno, praticamente un giorno prima del solstizio d’estate. Come è nostro stile, lanciamo un libro con una intervista o recensione "pillola". 

Succede che sua maestà il caso ha voluto che ci imbattessimo in una persona disponibile e che si è detta non sentirsi «all’altezza di essere un buon risponditore». 

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A noi invece non è per nulla parso, pertanto doppiamente contenti di aver scelto il suo libro e di aver trovato un gran umile scrittore, che - nuovamente - vi proponiamo per 3 mesi 3, lasciandolo sempre in home page nel nostro sito.

 

Gian Marco... Inciampi?(Sorride) «In "Inciampi", Fausto - incalza l’autore - è il protagonista principale, con le sue debolezze, le sue stranezze e la sua voglia di vivere nonostante un sentimento di estraneità nei confronti della sua stessa vita, del suo mondo, che è principalmente il paesaggio del Monferrato, ma non solo. Tilde, sua madre, è un’altra protagonista. La troviamo in diversi racconti: nella fase conclusiva della vita, ossessionata dalle cartoline inviatele da un ragazzo conosciuto ai tempi della Repubblica Sociale Italiana, un ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana Ferroviaria che inizia a tenere un diario quando si innamora di Tilde e quando conosce un gruppo di pittori che si nasconde in campagna. Tutto questo in Inciampi non c’è, perché il libro ha raggiunto la sua forma attuale per sottrazione: in Inciampi resta la storia di Tilde che riceve delle cartoline e se le fa rileggere in continuazione da Fausto».

Avendo la possibilità di leggerlo in anteprima, posso affermare che non tutto si ferma a Fausto.«Certo! Non tutto si ferma a Fausto e sua madre. Ci sono gli altri personaggi: il paesaggio, gli animali, Bruno e Remo e naturalmente V., lo scribacchino deluso dai continui rifiuti o silenzi delle riviste letterarie che inizia a scrivere pezzi per improbabili e assurde riviste sparse per il mondo (attenzione: alcune di queste riviste esistono davvero)».
Cosa e come hai iniziato a scrivere?«Ho iniziato a scrivere poesie, mi sono reso conto che la poesia per me era troppo difficile, mi sono convertito al racconto. Per dodici anni ho scritto racconti ambientati in un posto immaginario chiamato Sabbione, ho provato a farli pubblicare un po’ in tutti i modi, ma sembrava che avessi il dono dell’invisibilità».

I risultati ti hanno dato ragione...«Quando mi accorgerò che anche il racconto diverrà per me troppo difficile, forse mi convertirò al romanzo, ma spero di no. Fin dei conti sono direttore di un Golf Club, qualunque cosa significhi».

 

Inciampi è il tuo esordio letterario con Arkadia: come sei approdato e come è caduta la scelta nella collana diretta dalle gemelle Peritore?«Sono approdato grazie al mio agente "Zorro", cioè Zurru, cioè Patrizio. Gran persona. Lui ha fatto leggere alcuni racconti alle gemelle Peritore e loro mi hanno proposto di salire sul loro SideKar. Ho detto subito di sì perché mi sembrava bellissimo per me, che sono uno sconosciuto pressoché esordiente, far parte di una collana nuova e impostata sulle scritture un po’ ’diverse’, o come dicono loro, ’outsider’. Del resto la mia scrittura è completamente autodidatta, quindi mi sa che è un po’ outsider per forza, nel bene e nel male».

 

Facciamo un passo indietro: "Più segreti degli angeli sono i suicidi" (2017), è un libro importante, c’è qualche frame ispirato o un continuum, in Inciampi?«"Più segreti degli angeli sono i suicidi" prima di tutto è un libro che nessuno s’è filato...»
Beh... io no, me lo son filato, dato che mi ha ricordato un filosofo ancora non tradotto in Italia e che sto approfondendo, Peter Zapffe. Ne ho fatto quasi una malattia letteraria, sai?«Diciamo la verità: per mille motivi nessun editore ha voluto pubblicarlo, e mi è toccato chiedere l’elemosina per riuscire a vederlo stampato su carta. I mille motivi sono piuttosto evidenti a chiunque lo abbia aperto: ha settecento pagine, è bizzarro, strano, multiforme, deforme, è ambientato in una terra immaginaria dove la gente si suicida per legge morale e civile, si ride di cose che fanno piangere, si piange di cose che fanno ridere».


Quasi un misto, per me di formazione e mania filosofica, tra il succitato Zapffe con la sua consapevolezza del farsi fuori, e il paradosso ricardiano. Fin dei conti non è ciò che appare, a parte le 700 pagine, ma potrebbe essere un continuum letterario di ciò che ti ho appena detto?«Dopo dodici anni passati in quell’immaginario lì, infernale e grottesco, malefico e desolato, ho deciso che era ora di ascendere almeno al purgatorio. "Più segreti degli angeli sono i suicidi" è un inferno dalla prima all’ultima riga. "Inciampi" è un purgatorio. Quando (e se) scriverò un libro su mio figlio (che adesso ha sei mesi), allora completerò la trilogia con il mio paradiso».

 

Dunque nessun legame tra i due libri?«No, il legame c’è. Il Faust di "Più segreti degli angeli sono i suicidi", è il Fausto di Inciampi. È il mio personaggio-feticcio, forse perché è l’unico che è ricalcato su una figura reale, un caro amico che qualche anno fa ha deciso che ne aveva abbastanza e si è piantato una pallottola nella tempia. Così. Quel giorno ho capito che studiare il suicidio, indagarlo, è la cosa più inutile del mondo». 
In breve, per il lettore che si appresta a leggerlo: come riassumeresti "Inciampi"?«Una raccolta con dentro uomini, cose e animali che tirano a campare meglio che possono, e spesso non ci riescono. Nello specifico tratta di soldati alle prese con la propria coscienza, di amori improvvisi, di scrittura e letteratura, di fallimento e passione. E del paesaggio che gli sta intorno». 
Cosa ti ha spinto a scrivere di questo argomento?«Non saprei di che altro scrivere».
Perché e per chi lo hai scritto?«Perché mi sono divertito moltissimo a scriverli (i racconti) e per chi... per tutti!».
Hai ricevuto candidature a premi nella tua carriera?«La mia ’carriera’ inizia oggi. Non mi ha mai calcolato nessuno».
Torna la potenza delle sorelle Peritore e di Zurru, talentuosi, perdona il bisticcio di parole, a scovare talenti e farli sentire bene?«Te l’ho detto, "Zorro" è una gran persona e le gemelle (in foto) professioniste che ti cercano e accolgono con tutti i sacramenti».

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A quali autori ti ispiri e quali sono o furono i tuoi preferiti?«Mi ispiro a tutti gli scrittori che ho letto. I miei autori preferiti, quelli che rileggo di continuo, sono italiani e stranieri: da Dante e Gadda a Manganelli, Celati, Buzzati (e a parte Dante non ho messo i poeti italiani, ce ne sarebbero molti, per esempio Zanzotto, Magrelli, De Angelis, ecc.), gli stranieri T.S. Eliot, Beckett, Harold Pinter, Kafka, Borges, Cortazar, e comunque molti altri».