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Giovanni Sciara - Gli amici di Roma -Linkedizioni

05/12/2019 01:01

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Giovanni Sciara - Gli amici di Roma -Linkedizioni

Giovanni Sciara - Gli amici di Roma -Linkedin Le recensioni in LIBRIrtàA cura di Federica DuelloFrancesco, ragazzo di mondo, per dirla "à la Totò", al

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Giovanni Sciara - Gli amici di Roma -Linkedin

 

Le recensioni in LIBRIrtà

A cura di Federica Duello


Francesco, ragazzo di mondo, per dirla "à la Totò", alla stregua di tantissimi ragazzi siciliani come lui , si è trasferito a Roma per lavoro lasciando amici e parenti sull’isola, a continuare ognuno la propria vita da isolani. Torna a Catania per le festività, e in queste occasioni rivive tutte le esperienze passate che serba dentro di sé quando è fuori per permettersi di condurre una vita che altrimenti, se fosse rimasto in Sicilia (come in effetti gli avrebbe fatto piacere fare), sarebbe notevolmente diversa.  
In particolare, durante la sua permanenza in occasione delle festività pasquali, lo raggiungono alcuni amici, persone conosciute a Roma, sua nuova dimora; gente notevolmente diversa da lui, caratterialmente e mentalmente: distaccata, più incline a farsi seguire durante il continuo flusso di cambio di pensieri e decisioni che accorgersi della mentalità d’insieme, preponderante al Sud. Fin dal loro arrivo, infatti, faticano a far incontrare le proprie vite con quelle del loro supposto Cicerone. 
In occasione di questa aspettata visita, il nostro ospite decide che la dimora di tali amici, una volta arrivati a destinazione, sarebbe stato un monastero appartenente all’ordine dei Domenicani, adesso alloggio destinato a esercizi spirituali; un monastero di ben riconosciuta fama, in cui avevano avuto occasione di soggiornare e studiare alcune tra le personalità più riconosciute non solo all’interno del perimetro isolano ma dell’intero stivale, e che costoro fossero "invitati" allo studio grazie ai rimproveri di Padre Pancrazio, il monaco domenicano a custodia del convento, il cosiddetto "cane di mannira", senza padrone, benevolo quanto scostante, irritante quanto irritabile, con cui Francesco aveva avuto occasione di crescere e di cui aveva avuto la possibilità di conoscere pregi e difetti; più gli uni che gli altri, in verità, e che adesso, per tirare a campare e insieme agli altri (pochi ) abitanti del monastero, avevano adibito tale sacra istituzione a luogo di rifugio per i viandanti. 
Dalla descrizione di tale monastero, della sua storia e dei suoi occupanti, il filo di Arianna della trama si dipana tra i vasti e vari luoghi, conosciuti o meno, della Sicilia tra cui Taormina, Linguaglossa, Bronte, Catania, Nicosia, Siracusa e molte altre ancora, senza contare i siti naturalistici (la spiaggia di San Marco, l’Etna, i Nebrodi, l’Alcantara, etc...), raccontati sia attraverso gli occhi di chi la terra l’ha vissuta perché ci è nato e cresciuto, come Francesco, Edoardo e "lo Svedese"(tutte rappresentazioni di solo alcune tra le mille sfaccettature caratteriali che hanno da sempre caratterizzato l’isola stessa e i suoi abitanti - il non invitato, il narcisista, il timido e così via), che grazie allo stupore di chi tale realtà la conosce solamente con addosso "il vestito della festa", in qualità di turista occasionale, ossia quando la Sicilia si fa bella per farsi ammirare da chi torna da terre lontane e per chi vuole andarla a trovare. 
Percorrendo un filo narrativo di matrice storica e sociale, si toccano i luoghi e (ahimè) le problematiche (il nepotismo, il treno in ritardo di "appena" due ore, i cosiddetti "cadaveri architettonici"...) più rappresentativi di un territorio che ha il potere di suscitare fascino e odio al contempo in chiunque la viva quotidianamente e da chi vorrebbe viverla ma non può, in un modo o in un altro; in cui persino un monastero, con le sue storie e le sue leggende, appare essere la liaison tra passato e presente. 
Giovanni Sciara, con la una scrittura dai tratti biografici, attenta alla descrizione del più piccolo dettaglio del suo racconto (verosimile - ci si domanda - o meno, poco importa: la narrazione ammalia e rapisce) alla stregua di una storia personale dei tempi andati, mira a portare al cuore di problemi di un luogo che, nonostante i secoli e le culture che ne hanno attraversato le coste, non cambia mai: nelle identità, nel pensiero e nel carattere; altruista da un lato, diffidente dall’altro... tutto frutto di mondi passati che hanno inciso e che in qualche modo hanno ancora il loro ascendente su realtà sociali difficili da sradicare.


Titolo: Gli amici di Roma

Autore: Giovanni Sciara

Edizioni: Linkedizioni

Pagg.: 72

Prezzo: €10,00

Voto: 8