Le interviste - Antonio Ciravolo - Manuelita Cicuta Mulata - Splen edizioni
Antonio Ciravolo è uno scrittore che con Splen edizioni si è imposto all’attenzione del pubblico da palati letterari parecchio anomali. Il medico, non ha mai abbandonato la professione, della provincia catanese sembra aver un groviglio di novità ed esaltazioni che dalla propria mente esplodono verso la mente del lettore. C’è un sogno X in ogni essere vivente e c’è una Manuelita col suo parroco che stramazza occhi al sol vederla... con entusiasmo e magia, la letteratura di Antonio Ciravolo ci coinvolge, sino a dichiararlo unico nel suo stile.
FAC: Ciao Antonio, a nome di tutti coloro che lavorano per il blog Letto, riletto, recensito! ti ringrazio per il caloroso affetto nel concederci sin da subito un preambolo di intervista. Il 7 ottobre nelle librerie si è trovato il tuo nuovo libro. Una miscellanea, divertente che poi sprofonda nelle dolorose verità di personaggi che, anche nel nostro contemporaneo, appaiono come saggi e sani, ma che ne combinano di cotte e di crude, a partire dal consegnare dispiaceri ai propri partner, conquistati prima chissà con quale fasciano e poi emarginati. Iniziamo con le domande.Date le tue precedenti esperienze in letteratura, che ci permettono di conoscerti come raffinato scrittore, la prima domanda che insorge è: perché hai deciso di realizzare una magia che affronta alla vista del lettore, una magistrale interpretazione che potrebbe richiamare Donna Flora e i suoi due mariti, sino a giungere alla più tragica delle novelle pirandelliane? La verità è che non c’è stata alcuna volontà da parte mia. Tempo fa avevo scritto un breve racconto di due amanti che subiscono questa transmigrazione durante il sesso. Questo racconto è rimasto messo da parte per anni e poi mi ha richiamato quando la storia, forse, è stata pronta per essere scritta. Perché credo che la storia deve avere una certa autonoma consapevolezza prima di lasciarsi scrivere. Forse è questa la vera magia.Tu non manchi dalla scena da molto tempo, eppure in due anni con determinatezza e forza, hai messo su un capolavoro: un libro gradevole e spiritoso, nelle prime pagine, poi angosciante e con colpi di scena che oscillano tra un capitolo e un altro, a distanza di altri 4 capitoli medesimi. Questa genialità, coinvolge non poco il lettore, e Antonio Ciravolo che fa? Prosegue, lasciando col nodo in gola di emozione o dispiacere il lettore stesso, per consegnare "maltrattamenti dell’attesa" che appena vengon fuori eccitano, è dir poco, chi ama certa letteratura... la domanda è semplice: ma come fai? Sei un diavolo? Un esosterista? Un genio? Un filantropo? AC: Spero di non essere nulla di tutto questo: troppe responsabilità, troppe aspettative. Cerco solo di rispettare quello che scrivo. Non pongo limiti ai miei personaggi, né tantomeno alle loro storie, che esistono già, da qualche parte. Io aspetto solo che si facciano vive. E questo di solito accade quando acquisiscono la giusta mistura tra stupore e dolore. E queste sono emozioni potenti solo quando sono reali.
FAC:Per la prima volta per te si è realizzato un gran momento: uscita del nuovo libro con presentazione nel festival della letteratura più importante del sud, tutto in un giorno... e se vogliamo possiamo metterci anche il collegamento col tuo realtore, che no ha potuto presenziare per motivi di salute. È tutto ciò magia di quell’isola che si concede tra diversi continenti, che pure essendo una isola coinvolge storie di matrone e di porfessori e di preti che eccitano belle Manuelite? AC:Di solito in quello che scrivo nessuno vince mai davvero. I miei personaggi sono esseri regolari che però vengono improvvisamente trafitti da un evento disturbante. Questo li porta a riflessioni violente e a introspezioni fameliche. Ecco, la magia sta forse tutta lì, nel principio disturbante che costringe a riflessioni che normalmente la quotidianità non concede. Un po’ come aver deciso di consegnare Manuelita Cicuta Mulata ad un filosofo che stimo, come Salvatore Massimo Fazio, che ha dichiarato più volte di non amare la narrativa e che invece ha dimostrato un certo entusiasmo dopo averlo letto.
FAC: Tu sei un medico chirurgo, giovane, vincente e bello. Quanto influenza la tua posizione professionale, ciò che vedi, che pratichi per salvare l’altro la tua nuova opera?AC: Faccio il medico e sono io quello salvato. Ho deciso da anni di navigare i margini e parlare poco, pochissimo, del mio lavoro. Quei margini sono spazi ricchi di un sentimento unico che non può e non deve essere svilito. Pertanto la mia opera vive di quello che vedo, ma non racconta mai esplicitamente quello che vedo. Credo che questo sia il modo giusto di provare a fare arte.
FAC: Sono in molti, che dopo un mediocre successo condominiale, si montano la testa e decidono di vendersi ad altri editori, per poi sparire nel nulla! Con te non è accaduto per nulla invece, con Splen hai pubblicato, con una campagna di marketing pubblicitario, ben fatta e scrupolosa e con Splen ti imponi all’attenzione del pubblico nazionale. Un pubblico prima di nicchia e dopo più ampio. Quanto conta un editore indipendente del calibro di Splen nella tua formazione e nel tuo successo?AC: Chiedermi quanto conta Splen nella mia formazione letteraria è come chiedermi quanto conta la mia famiglia nella mia educazione alla vita, molto. Surya è stata la prima a credere nelle mie storie e siamo al terzo libro in meno di tre anni. Crede in quello che fa, è testarda e avrà sempre la mia stima. Ovunque andrò, per me Splen sarà sempre casa.
FAC: Grazie Antonio.AC: Grazie a te.
Per Letto, riletto, recensito! Fabio Arturo Cicala.