Riflessione
Stato eunuco
di Piero Lipera
STATO EUNUCO
Oggi, lo nostro Stato
è monco tal eunuco,
ché, mai più erigibile, vien
posto a presidio del suo harem.
Alle lussurie delle donne,
han sostituito le inebetite genti,
che per stupro sottomesse vengono
a rimpolpare le casse forestiere.
I turgidi denari,
son sadico strumento
d'una eccelsa elité,
Che indossato
il budello del banchiere,
piace mascherare
la sciagura del suo seme.
Castro,
delle sue velleità statuali sterile,
financo eviro
del suo ancestrale istinto,
che di popoli e tribù accoppiò
in patrie nazioni.
Nemmeno l’erotico principio
dell'autodeterminazione popolare,
concubino di rivolte e rivoluzioni,
non si ode più gemere.
Ed il desidero primitivo
della voglia di difesa,
del suo popolo e dei suoi figli,
è mozzato da uno amorfo
parlamento inondato di bromuro.
Così enuco ed eviro, transuma
verso quel vecchio impiego,
che sin dalla notte delle notti,
per mignotta vien inteso.
Un meretricio inverso,
poiché dal prostituto
che si prendon gli sghei.
Son salassi e sacrifici,
che lo popolo bambino
pompa e ripompa.
E così, qual vittima del pederasta,
da prono e scrofo quadrupede,
è montato dal verreo fallo
della svastica Unione.
Nel mentre, l’accondiscente
stato estero dell'Unione
satanico se ne gode,
muto, da verme inerme,
si pascia il voyeuristico piacere.
Uno sterminato altare
di culi, deretani e chiappe,
ed un’unica, grande, lunga in presa.
Infilzati insieme,
poveri e intraprendenti,
stringono i denti.
Si sta quindi consumando
l’olocausto di quello stupro,
che caposaldo si rammenterà
nella storia della disumanità.
E in un rischio di tal fatta,
un virus, che par venereo,
è bastato per (di)mostrarne
l’impotentia.
Adesso, basta con sto violento abuso!
Ché lo popolo
vien traviato, qual bambino,
poi per sempre imperituro
rimarrà turbato.
Allo Stato eunuco, devesi sostituire.
Altro, generosamente
fertile per le idee
e fecondo per l'azione.
Arrapato sol
de la difesa de lo popolo,
e servo,
sottomesso al suo bambino,
rinsavito e poi guarito,
per goderne l’altrui felicità.
Ché un’altra Italia
si dovrà impollinare.
E non più fottere,
sol di passione amare.
E quindi, tocca a noi,
che la resistenza dobbiamo
tornare a saper fare.
Piero Lipera