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Giovanna Cristina Vivinetto insultata su facebook per il suo romanzo

05/06/2018 03:12

Admin

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Giovanna Cristina Vivinetto insultata su facebook per il suo romanzo

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Giovanna Cristina Vivinetto pubblica il suo romanzo con prefazione di Dacia Maraini e viene oltraggiata in rete

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(fonte repubblica.it)ROMA - "Quando nacqui mia madre / mi fece un dono antichissimo. / Il dono dell’indovino Tiresia: / mutare sesso una volta nella vita". Giovanna Cristina Vivinetto è una studentessa siciliana di 24 anni. Nata Giovanni, ha deciso di raccontare in versi la sua transessualità. E per questo, per la sua convinzione che la poesia, quella vera, sia legata visceralmente alla realtà, è stata denigrata dalla onlus ProVita, la stessa che sta tappezzando le nostre città di manifesti contro l’aborto e di iniziative a sostegno della famiglia "naturale". Non importa che l’autrice abbia uno sguardo profondo e una lingua efficace, la sua opera non merita attenzione perché, secondo ProVita, la transessualità non può essere poesia. È il nulla e in quanto tale va cancellata.

 
"Dolore minimo"  - questo il titolo del libro pubblicato da Interlinea - è un romanzo in versi che racconta la sofferenza di chi non si riconosce nel corpo in cui vive, la fatica di sentirsi divisi e la necessità di diventare madre di se stessi, mettendo al mondo da sola una nuova persona. "E il suo continuo essere e non essere quel corpo, vedersi diventare a poco a poco un’altra persona, la gioia, la sorpresa e anche il senso di vuoto di quella nuova nascita, Giovanna Cristina Vivinetto ce lo racconta col ritmo serrato e affascinante della sua dolente lingua poetica". Così scrive Dacia Maraini nella prefazione al libro e di questo, della critica letteraria che una grande scrittrice fa a una giovane esordiente - ProVita coglie solo una parola: il vuoto. Senza leggere un verso, senza conoscere Giovanna, mossi dalla volontà di condannare, gli amministratori della pagina Facebook di ProVita, seguita da più di sessantamila persone, scrivono: "Ci mancava solo che finisse in versi poetici la transessualità". Citano Maraini e poi sentenziano: "Vuoto, appunto!". 

Giovanna legge quel post, è disorientata. Infatti, nonostante sia da sempre innamorata della poesia, per anni aveva deciso di non scrivere nulla che riguardasse la sua transessualità: "Era qualcosa di troppo personale, scriverne avrebbe voluto dire esporsi e io non me la sentivo". Dopo due anni di terapia ormonale, sente che le parole per descrivere quello che ha vissuto e che sta ancora vivendo debbano essere messe nero su bianco. Lo fa, affida il suo libro a Franco Buffoni, direttore editoriale della collana Lyra giovane di Interlinea, che riconosce i suoi versi "delicati e profondissimi". A maggio esce la raccolta con il titolo "Dolore minimo" a indicare la complessa condizione transessuale.
 
"Ero felice del mio esordio - racconta l’autrice - felice che fosse diventato un libro e che ci fossero persone interessate a leggerlo. Pensavo che la società fosse aperta ad ascoltare le mie parole". E invece, qualche giorno fa, si trova davanti il muro dei ProVita. C’è chi sostiene che "cambiare sesso significa mettersi addosso una maschera per coprire quello che siamo per natura, anima compresa". Chi puntualizza: "Studente e poeta semmai" perché "femmina e maschio sono realtà immutabili". Chi dice che si tratta "dell’ennesimo libro paccottiglia scritto dagli arcobalenotti". E chi commenta che "rinascere non è prerogativa degli omosessuali".

"Ci sono rimasta male. Non avevano letto le mie poesie, ma erano lì a sentenziare che non avevo il diritto di scriverle e che il mio libro era un manifesto di propaganda politica. Qualcuno sosteneva che volessi consigliare la terapia ormonale. Che assurdità! Ho segnalato la pagina per intimidazione e incitazione all’odio, l’ho bloccata e ho deciso di non rispondere a quei commenti. Il giorno dopo, però, l’ho postata sul mio profilo Facebook, non avevo nulla da nascondere e la risposta è stata eccezionale".
 
In tanti intervengono in difesa di Giovanna e delle sue poesie, la incitano ad andare avanti e accusano i ProVita di meschinità. Scrive anche sua madre: "Amo mia figlia e sono molto orgogliosa della persona intelligente, fine e colta che è". Non capisce come ci si possa dichiarare in favore della vita e poi fomentare "tanto odio, ma anche incomprensione e discriminazione di genere".

E Giovanna? Cosa dice lei di tanto clamore? Raggiunta al telefono mentre prepara un esame - sta per laurearsi in Filologia moderna - cita i versi di una sua poesia: "Bisognava perdonarlo questo mondo / per sfuggire al dolore della predestinazione,/ perdonarlo di nuovo, e ancora. / Ancora una volta dimostrargli / tutto lo stupore della vita / anche quando pareva negata". Non ha esitazioni, la voce ferma di chi ha lasciato la sofferenza alle spalle: "Non è forse l’amore per la vita il modo migliore di rispondere all’odio?".