Francesca Maccani
Le donne dell'Acquasanta. Una storia palermitana
Rizzoli
Le recensioni in LIBRIrtà
A cura di Vincenzo Fazio
Il nuovo romanzo di Francesca Maccani, "Le donne dell'Acquasanta. Una storia palermitana" (Rizzoli, pp. 318, € 16,00) è ambientata a Palermo, come lo stesso titolo fa evincere, alla fine del XIX secolo, esattamente nel 1897.
Trama: step 1
Franca e Rosa lavorano alla manifattura tabacchi, il loro compito è arrotolare foglie di tabacco per farne dei sigari molto richiesti dal mercato. Nella fabbrica oltre le due, vi lavorano centinaia di altre donne, molto giovani e una buona parte madri di bambini ancora in fasce. Non è difficile sapere che ognuna di queste operaie ha una storia di soprusi tra le mura domestiche e purtroppo anche nell'ambiente di lavoro, dove il confine con lo sfruttamento è ben donde superato: tante ore da svolgere per una miserevole paga, tanto che le più giovani tra le già giovani, alla fine del massacrante turno lavorativo si prostituiscono per riuscire ad avvicinarsi solo lontanamente a una prospettiva di mantenimento personale e per la propria famiglia. Non nuove potevano essere delle condizioni di tragiche gravidanze, dato che nessuno scrupolo si facevano i signorotti borghesi che le circuivano. Mela è uno dei casi. Diciassettenne già sbocciata come un fiore e data in pasto dalla propria madre ad un anziano che l'illudeva con promesse di mantenerla non appena si fosse liberato dalla moglie. False promesse ovviamente, tant'è che rimasta incinta l'uomo sparì. Ma sempre sul caso di Mela, la tragedia si ampliò, coinvolgendo contesti e persone che non erano l'anziano. Certo non stiamo qui a raccontarvene perché sarebbe ingiusto togliervi la possibilità di saperne e di rabbrividire a cosa andavano incontro molte ragazze come Mela, ma possiamo certo raccontarvi che Franca e Rosa furono vicine alla ragazza, seppur poco potevano, perché anche per loro le condizioni non erano delle migliori. E proprio da questa prigionia sociale Franca e Rosa ebbero la forza di ribellarsi al fine di chiedere i diritti per un lavoro dignitoso: ma è un classico che ancor oggi si protrae nella contemporaneità, se raggiungi e superi un primo step per un traguardo importante, ci sono ancora migliaia di barriere che non saprai mai di superare. C'è Ninni ad esempio, losco figuro giovane e pieno di Sé che oltre a non riconoscere che ciò che fa nel reparto, dunque schiavizzare, spesso chiede sevigi per suoi edonismi personali.
Step 2
Franca e Rosa stanche di non aver riconosciuto almeno il minimo rispetto professionale di igiene, rivolgendosi a un sindacalista, Salvo, riescono a far insorgere altre lavoratrici, per tutta risposta una delle due donne riceverà una violenza fisica dal capo reparto Ninni, anche se la donna non rivelerà nulla perché è da questo secondo momento che si realizzerà ancora più forza attivando le dimissione e ricevendo più supporto del sindacalista che le troverà un'alra sistemazione professionale.
Step 3
Ninni non si arrenderà, cercando la ragazza violentata e creandole disagi con strumentalizzazioni e bassezze che ancora ad oggi possiamo ritrovare negli ambienti non soltanto più ignobili, ma chi afferma la verità, non può pedere sempre e da sola, magari perde, ma in questa sconfitta si trascina il vile di turno.
Parere e disamina
La civiltà è spesso agognata, ma mai sembra affermarsi come la intendiamo e come giustamente dovrebbe. Per riflettere la crudezza delle problematicità narrate con una maestria che sembra fare della Maccani un'autrice esperta nel saper affrontare ciò che la storia consegna all'attualità senza mai affaticare chi legge, nonostante tiene impegnata la vista e la prospettiva del pensiero nella riflessione. La storia che racconta la scrittrice di Storo, trapiantata a Palermo, è bellissima, a tratti commovente proprio per come sono narrati, con molta crudezza e veridicità i concetti di discrimine che un tempo viveno le donne, maltrattate e usate come oggetti di poce rilevanza. Certo non ci si può meravigliare pensando che anora oggi nel mondo nulla cmbia, ma non solo per le donne è giusto dirlo, ma proprio per il genere femminile il servizio riservato è quello di un maschilismo ignorante e per nulla avvicinabile all'idea di essere umano, o forse no? Pensiamo che piccole comunità lavorative preferiscono a massacrare professionalmente altri colleghi per il semplice spirito di anzianietà nel lavoro o perché scaricano nei luoghi lontano dalle loro famiglie le loro isterie e nevrosi, degne di un tripudio della cloaca che rappresentano. Queste ultime riflessioni vanno al di là della tipologia del blog per il quale scrivo, sono considerazioni personalissime che non sfuggiranno a nessun lettore di questo ritorno di Francesca Maccani che lancia ancora un messaggio molto importante: i diritti non vanno calpestati per una questione di genere, e la sotria purtroppo più che produrre progresso sembra preparare a ciò che tarda a risolversi.
L'autrice
Francesca Maccani, trentina di origine, vive a Palermo dal 2010. Docente di lettere nella scuola secondaria, ha insegnato sia in Trentino che in Sicilia, sperimentando in prima persona le differenze sociali e strutturali della scuola italiana in contesti diametralmente opposti. Nel 2018 vince il premio Donna del Mediterraneo con La cattiva scuola, scritto a quattro mani con Stefania Auci. Esordisce nella narrativa con Fiori senza destino (2019), finalista al premio Berto. È autrice di racconti per numerose riviste cartacee e on line.
Il 27 settembre 2022 sarà insignita del prestigioso Premio "Letto, riletto, recensito!", all'interno del Festival Internazionale del Libro e della cultura di Catania "Etnabook"
Il libro
Titolo: Le donne dell'Acquasanta. Una storia palermitana
Edizioni: Rizzoli
Pagg.: 318
Prezzo: € 16,00
Voto/Valutazione: Ardito e speciale